Speciale Il delitto di Garlasco
per gli inquirenti è "molto credibile"

Delitto di Garlasco, c'è un nuovo testimone: "Lo scontrino-alibi non appartiene a Sempio"

Un uomo si è presentato spontaneamente ai carabinieri con una testimonianza che minerebbe l'elemento centrale della difesa di Andrea Sempio

22 Ott 2025 - 11:48
 © Tgcom24

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Un nuovo capitolo si apre nell'inchiesta sul delitto di Garlasco. Un uomo si è presentato spontaneamente nella caserma del Comando provinciale dei carabinieri di Milano, in via Moscova, per rilasciare una testimonianza che potrebbe rivelarsi decisiva: lo scontrino del parcheggio di Vigevano datato 13 agosto 2007, esibito da Andrea Sempio come prova della sua presenza lontano dalla scena del crimine, non sarebbe riconducibile né a lui né ai suoi familiari.

Come riferiscono diversi quotidiani, il testimone, descritto dagli investigatori come "molto credibile" e "informato sui fatti", ha documentato quanto dichiarato con precisione. I carabinieri hanno immediatamente informato la Procura di Pavia, che ha avviato i necessari riscontri. Per il momento, per proteggere le indagini in corso, nessun ulteriore dettaglio è stato diffuso sull'identità dell'uomo o sul suo livello di conoscenza della vicenda.

Il giallo dello scontrino del parcheggio

 Il biglietto in questione - un euro per un'ora di sosta in piazza Sant'Ambrogio a Vigevano, emesso alle 10.18 del 13 agosto 2007, giorno dell'omicidio di Chiara Poggi - è da sempre al centro di polemiche e dubbi. Sempio lo consegnò ai carabinieri di Vigevano il 4 ottobre 2008, oltre un anno dopo il delitto, durante un interrogatorio movimentato che fu interrotto più volte senza che di queste interruzioni restasse traccia negli atti.

Lo scontrino era stato custodito come una reliquia dalla madre di Sempio, Daniela Ferrari. Nella prima inchiesta su Andrea Sempio del 2017 - ora coinvolto anche in un'indagine per presunta corruzione in atti giudiziari che vede indagato l'ex procuratore aggiunto Mario Venditti - quel ticket fu uno degli elementi chiave che portarono all'archiviazione firmata dal gip Fabio Lambertucci.

Le contraddizioni

   La nuova indagine, coordinata dal procuratore aggiunto di Pavia Stefano Civardi e dalle pm Giuliana Rizza e Valentina De Stefano, ha già fatto emergere diverse contraddizioni. Su quel biglietto, evidenziano gli inquirenti, "si gioca una partita decisiva" riguardo agli orari e agli spostamenti nella mattina del femminicidio, già messi in discussione fin dal dicembre 2016 dalla relazione dei detective della Skp Investigazioni.

Nel suo interrogatorio del 10 febbraio 2017 davanti ai pm Mario Venditti e Giulia Pezzino (quest'ultima dimessasi dalla magistratura nel febbraio 2025), Sempio aveva spiegato: "Quello scontrino è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto 'per sicurezza teniamolo', quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo. La seconda volta che sono stato sentito non avevo con me lo scontrino ma ho solo riferito ai carabinieri che lo avevo, quindi sono stati loro a dirmi di andare a prenderlo. Mi sono quindi recato insieme a mio padre a casa dove l'ho preso e l'ho portato in caserma".

Gli indizi

 Negli ultimi mesi i magistrati hanno portato alla luce elementi inquietanti. Prima la scoperta della modalità "anomala" con cui lo scontrino fu consegnato nel 2008, con un verbale che dà atto della consegna senza però interrompere formalmente l'interrogatorio. Poi, ad aprile 2025, il malore della signora Ferrari durante un interrogatorio nella caserma del Nucleo investigativo di Milano, proprio mentre veniva interrogata sul ticket e sulla sua amicizia con un ex vigile del fuoco di Vigevano, Antonio B. Il sospetto degli inquirenti è che il 13 agosto 2007 la donna avesse incontrato l'amico invece di andare a fare spese e riconsegnare l'auto di famiglia ad Andrea alle 9.50, in tempo per la sua gita a Vigevano.

"Lo scontrino è falso"

 Anche dalla difesa di Sempio erano arrivati segnali di crepe nell'alibi. Pochi giorni fa, Fabrizio Gallo, legale dell'ex avvocato di Sempio Massimo Lovati (ora indagato per corruzione in atti giudiziari), aveva dichiarato: "Se lui continua a usare quello scontrino, va contro un muro: se non si trova il riscontro esterno è carta straccia. Lo scontrino è falso. Lovati sostiene che, se una persona è innocente, non ha bisogno di correre per trovarsi un alibi".

Le stesse intercettazioni avevano catturato i dubbi della famiglia Sempio sulla tenuta dell'alibi. "Ne abbiamo cannata una però - aveva lamentato Andrea col padre Giuseppe - che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, e tu hai detto che l'abbiamo ritrovato prima". Proprio il riascolto di quelle conversazioni e la scoperta di appunti in casa Sempio hanno portato al "terremoto giudiziario" sul presunto insabbiamento del 2017. Ora, con l'arrivo di questo nuovo testimone considerato attendibile dagli inquirenti, l'intera costruzione difensiva basata sullo scontrino rischia di non reggere più.