La missione del pontificato di Prevost pone un'attenzione particolare ai diritti dei lavoratori e alla giustizia sociale, nel contesto di quello che è stato definito un "nuovo umanesimo digitale"
© Vatican news
Fin dalla scelta del nome papale, Leone XIV ha dettato la via maestra del suo pontificato: porre l'uomo e il suo lavoro al centro, in un periodo storico in cui la sfera digitale sembra risucchiare ogni aspetto della realtà. Dalla Rerum Novarum emanata nel 1891 dal predecessore Leone III, Papa Prevost potrebbe proporre un'enciclica che ne riprenda e rielabori lo spirito, alla luce delle nuove sfide poste dall'intelligenza artificiale. Con un'attenzione particolare ai diritti dei lavoratori e alla giustizia sociale in quello che è stato definito un "nuovo umanesimo digitale".
Primo Pontefice della storia laureato in Matematica, Leone XIV si è già mostrato sensibile sul tema della rivoluzione tecnologica che sta diffondendo l'automazione in diversi settori lavorativi. In questo senso, Prevost è chiamato a proseguire l'opera portata avanti da Papa Francesco, promuovendo un modello di sviluppo tecnologico al servizio dell'uomo e del bene comune. Perché, come ha sottolineato il Papa americano in un recente intervento, "un progresso incontrollato può portare delle conseguenze nocive". Nel solco della critica alla società tecnocratica, alla base della dottrina sociale della Chiesa inaugurata dal predecessore Leone III più di un secolo fa.
La missione agostiniana, fortemente rivendicata nel discorso d'insediamento, spinge Prevost a sponsorizzare la cooperazione globale, la solidarietà e la sostenibilità ambientale nel contesto di un utilizzo etico e responsabile dell'intelligenza artificiale. Una sorta di Rerum Digitalium, volendo "aggiornare" il titolo dell'enciclica di Leone III, che preservi l'integrità spirituale e la fede in un mondo in pienissima corsa digitale. Papa Leone XIV ha inoltre posto l'accento sul rischio di una dipendenza eccessiva dai mezzi dell'intelligenza artificiale, che "potrebbe ridurre la capacità umana di decisione autonoma e di azione responsabile".
Le intenzioni e la concezione di Papa Prevost si pongono in linea con la nota vaticana Antiqua et Nova, pubblicata a gennaio 2025 col sottotitolo "Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana", e con gli insegnamenti di Papa Francesco. Il principio fondamentale è che l''etica dell'IA debba fondarsi su una visione integrale del bene comune e della vocazione umana. La tradizione cristiana ritiene il dono dell'intelligenza "un aspetto essenziale della creazione degli esseri umani a immagine di Dio". Il titolo del comunicato vaticano richiama il motto che il Beato Francesco Faà di Bruno (1825-1888) scelse come stile di vita: "Dio, la scienza, i poveri".