Parte l'obbligo di verifica dell'età: milioni di italiani dovranno dimostrare di essere maggiorenni
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Scatta l'obbligo per i principali siti di contenuti per adulti di verificare l'età degli utenti che si collegano dall'Italia. Una rivoluzione che coinvolge milioni di persone e che cambia radicalmente il modo di accedere a tali contenuti online. La misura, prevista dal decreto Caivano approvato dal governo Meloni nel 2023, è diventata improvvisamente operativa dopo l'annuncio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni dello scorso 31 ottobre. Appena dodici giorni di preavviso che hanno colto di sorpresa sia gli utenti che molti gestori dei siti coinvolti.
L'Agcom ha pubblicato una lista di piattaforme obbligate a implementare sistemi di verifica dell'età. Tra questi 45 siti figurano colossi del settore come Pornhub, YouPorn e xHamster, ma anche realtà più piccole e piattaforme ibride come OnlyFans, che non ospitano esclusivamente materiale pornografico.
Chi non si adegua rischia multe salate fino a 250mila euro e, nei casi più gravi, l'oscuramento completo del sito sul territorio italiano. Una spada di Damocle che però non garantisce l'adesione universale: alcuni operatori, soprattutto quelli più piccoli, potrebbero scegliere di ignorare l'obbligo.
Gli utenti che da oggi proveranno ad accedere ai siti inclusi nella lista dovranno trovarsi davanti a una schermata che richiede il consenso per essere reindirizzati verso una piattaforma di verifica dell'età. Un passaggio in più che potrebbe scoraggiare molti. L'Agcom ha stabilito regole precise:
- La verifica non può essere gestita direttamente dai siti porno, ma deve essere affidata a "soggetti terzi certificati".
- Il sistema deve garantire il cosiddetto "doppio anonimato": l'azienda che verifica l'età non deve sapere quale sito l'utente vuole visitare, mentre il sito non deve conoscere l'identità specifica dell'utente, ma solo se ha superato o meno i diciotto anni.
- Niente SPID, quindi, né carta d'identità elettronica. Le verifiche sono affidate ad aziende private come Yoti che dichiarano di rispettare questi requisiti, anche se l'Agcom non ha pubblicato alcun elenco ufficiale di operatori certificati.
Tra i primi a mettersi in regola c'è OnlyFans, che ha già messo a punto il sistema di verifica. La piattaforma si affida a Yoti, un'azienda britannica specializzata in servizi di verifica dell'età fondata nel 2014. Quando si tenta di accedere a OnlyFans, anche per chi è già iscritto, appare ora un QR Code che rimanda alla piattaforma Yoti. Scansionandolo con lo smartphone, l'utente si trova davanti a tre possibilità di verifica.
La prima opzione prevede il download dell'app Yoti, che richiede di fotografare il proprio documento d'identità. Un metodo più invasivo ma anche più affidabile.
La seconda strada è quella della "stima dell'età" tramite intelligenza artificiale: basta scattare un selfie con il telefono e l'algoritmo analizza il volto per determinare se l'utente è maggiorenne. Sul sito di Yoti si specifica che "l'AI esaminerà l'immagine per effettuare una stima accurata", precisando però che non si tratta di un dato esatto ma di una valutazione che verrà confermata "solo se vengono soddisfatti i requisiti di età previsti".
La terza possibilità è utilizzare AgeKey, un sistema che memorizza la verifica già effettuata in precedenza, evitando di doverla ripetere ogni volta. Una soluzione comoda per chi ha già completato il processo.
Basandosi su quanto già accade in Francia e Regno Unito, dove esistono normative simili, gli utenti italiani dovranno probabilmente scegliere tra due modalità principali di verifica. La prima prevede l'utilizzo della webcam per scattare un selfie o registrare un breve video. Un'intelligenza artificiale analizzerà le immagini per stimare l'età. Test condotti dal quotidiano francese 20 Minutes hanno però dimostrato che questi sistemi si aggirano facilmente mostrando alla telecamera una foto o un video di un adulto.
Il secondo metodo è più invasivo: richiede sia un video-selfie sia il caricamento di un documento d'identità. L'intelligenza artificiale confronta le due immagini per confermare che si tratti della stessa persona. Più sicuro, ma anche più scomodo e meno rispettoso della privacy percepita.
Dietro ogni verifica c'è un costo che ricade inevitabilmente sui gestori dei siti. Si parla di cifre apparentemente minime - tra uno e tre centesimi di euro per ogni singolo controllo - ma che su milioni di accessi diventano rapidamente insostenibili, soprattutto per le piattaforme più piccole. Molti operatori, infatti, hanno scoperto di dover implementare questi sistemi leggendo i giornali. Un portavoce di xHamster, uno dei siti più visitati al mondo, conferma: "Sfortunatamente nessuno ci ha informati direttamente, né c'è stata alcuna iniziativa volta a discutere la questione con noi in precedenza".
C'è poi il timore che l'introduzione della verifica dell'età porterà a un crollo verticale degli accessi. I gestori di xHamster parlano di perdite fino al 90% del traffico in Francia e Regno Unito. Pornhub ha registrato cali dell'80% in Louisiana e risultati simili oltremanica. Gli utenti non hanno smesso di cercare contenuti per adulti ma si sono spostati altrove. Chi non vuole fornire i propri dati - e sono tantissimi, minorenni ovviamente ma anche moltissimi adulti - ha due strade: cercare siti alternativi meno noti e controllati, oppure scaricare una VPN per fingere di connettersi da paesi dove questi obblighi non esistono.
Ed è qui che emerge il paradosso di questa normativa. L'obiettivo dichiarato è proteggere i minori dall'accesso a contenuti inappropriati. Il risultato pratico, però, rischia di essere l'opposto: con la migrazione degli utenti verso siti meno noti e non soggetti a regolamentazione, il livello di guardia e protezione è destinato ad abbassarsi, invece del contrario. I siti più grandi e affermati, quelli che ora devono verificare l'età, sono anche quelli che storicamente hanno investito di più in moderazione dei contenuti, rispetto delle normative sul diritto d'autore e sicurezza informatica. Spingerli ai margini significa potenzialmente esporre utenti - adulti e minori - a rischi maggiori.
L'Agcom ha posto grande enfasi sul principio del doppio anonimato per tutelare la privacy degli utenti. In teoria, nessuno dovrebbe poter ricostruire chi ha visitato quale sito. Nella pratica, molti utenti restano scettici. La semplice necessità di mostrare il proprio volto a una webcam o, peggio ancora, di caricare un documento d'identità rappresenta una barriera psicologica enorme. Non si tratta solo di privacy oggettiva, ma anche di percezione della propria intimità digitale.
E poi c'è la questione della fiducia: quanto sono affidabili davvero questi "soggetti terzi certificati"? Chi li controlla? Cosa garantisce che non conservino dati sensibili o che i loro sistemi siano a prova di violazione?
La lista pubblicata dall'Agcom è destinata ad ampliarsi nei prossimi mesi. Altri siti verranno aggiunti, le verifiche saranno presumibilmente più stringenti. Il gioco del gatto col topo tra autorità e piattaforme è appena iniziato. Resta da vedere se questa misura raggiungerà davvero il suo obiettivo di proteggere i minori o se, come temono molti operatori del settore, finirà per rendere Internet un posto più pericoloso, spingendo milioni di utenti verso zone meno controllate e più rischiose del web.