LA SVOLTA

Sito sessista, individuato il presunto gestore: usava dei nickname. Ecco cosa sappiamo

L'uomo si chiamerebbe Vittorio Vitiello, avrebbe 45 anni e sarebbe nato a Pompei. Sarebbe già stato interrogato a Firenze. Intanto a Roma, in Procura, si è tenuto un vertice in attesa dell'informativa della Polizia postale

02 Set 2025 - 19:46

Sarebbe stato individuato il presunto gestore di Phica.eu, il sito finito al centro dello scandalo per le foto sessualizzate di donne, tra cui politiche, influencer e attrici. Secondo quanto riporta Domani, l'uomo si chiamerebbe Vittorio Vitiello, avrebbe 45 anni e sarebbe nato a Pompei. Risulterebbe inoltre titolare dal 2023 di una piccola società in Italia. A quanto emergerebbe, sarebbe già stato ascoltato a Firenze dopo la denuncia presentata dalla sindaca Sara Funaro, le cui foto erano finite sulla piattaforma. A rilanciare la notizia anche l'esperto informatico Alex Orlowski: "L'uomo, interrogato, è conosciuto come BossMiao o Phicamaster".

Il vertice in Procura

 Alla Procura di Roma si è tenuto un vertice sui casi Phica.eu e il gruppo Facebook "Mia moglie". Gli investigatori della polizia postale hanno incontrato per circa due ore il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, che a breve acquisirà una prima informativa. Poi verrà aperto un fascicolo. Fra i reati che potrebbero essere ipotizzati dai pm capitolini ci sono la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (612 ter), la diffamazione e l'estorsione. 

L'ipotesi estorsione

 Una delle vittime ha dichiarato nei giorni scorsi a Repubblica di aver ricevuto la richiesta da parte del sito Phica.eu di versare "mille euro al mese" per ottenere la rimozione di contenuti sensibili, ossia le sue foto finite sulla piattaforma. Inoltre era già emerso che ad alcuni utenti del portale, attivo da 20 anni, era stato chiesto il versamento di un contributo per essere eliminati dagli iscritti. Due episodi che potrebbero quindi spingere i magistrati a indagare anche su altre fattispecie di reato, come appunto l'estorsione.

L'admin: "Nessuna estorsione"

 Sulla homepage del sito, l'admin ha pubblicato un lunghissimo post in cui respinge "ufficialmente" le accuse di estorsione. Nel messaggio, corredato da una serie di screenshot, ricostruisce la vicenda iniziata a dicembre 2023 quando un utente ha chiesto la rimozione di un messaggio di una persona iscritta a OnlyFans, in qualità di marito e agente. Dopo aver eliminato "sempre gratuitamente" una serie di contenuti, a dicembre, avrebbe consigliato un "servizio di ricerca proattiva", per non "perdere tempo a cercare i link sulle varie piattaforme e segnalarle". "Ovviamente questo è un servizio a pagamento", viene spiegato nel post, utilizzando un paragone: "Se ordini una pizza e vai a prenderla di persona, non paghi alcun supplemento; la pizzeria però può proporti la consegna a domicilio con un costo aggiuntivo". Da lì partono le offerte economiche con "sconti" di 300 euro e ci si accorda per il pagamento con la prova della rimozione del 100% dei link esterni a piattaforme di streaming. Poi però tra i due sarebbe nata una "polemica" sul lavoro svolto più o meno bene e minacce di denunce.

Funaro: "Buona notizia, denunciate"

 "È una buona notizia, attendiamo l'esito delle indagini. Ma intanto adesso ringrazio tutti i livelli istituzionali che stanno lavorando per la celerità con cui hanno individuato il presunto responsabile. Ho sporto denuncia non solo per me, ma per tutte le donne. E invito tutte a farlo quando accadono episodi simili", ha detto la sindaca Funaro, la cui denuncia avrebbe contribuito a identificare il gestore del sito. "Denunciate, non tacete, non lasciate che restino sotto silenzio fatti gravi e vergognosi come questo. È violenza, anche quando accade in quel mondo ancora troppo privo di regole e controlli come il web. Dobbiamo esserne tutte consapevoli. E non avere alcun timore o vergogna a far sentire la nostra voce. È chi commette questi gesti indegni che si deve vergognare", ha aggiunto.

La pioggia di segnalazioni

 Nel frattempo, crescono le segnalazioni da parte di donne che hanno trovato i propri scatti in Rete, pubblicati su siti sessisti senza il loro consenso. A raccoglierle è l'avvocata Annamaria Bernardini de Pace, che nei giorni scorsi ha lanciato una class action dopo l'esplosione dello scandalo delle foto su Phica.eu.

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