La versione dell'imprenditore sardo fermato per l'omicidio: "Ho preso la decisione sbagliata, potevo scappare". Sospetti su un'amica dell'uomo: potrebbe averlo aiutato a ripulire la scena del crimine
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La prima parte degli accertamenti medico-legali sul corpo di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo uccisa nella notte tra l'11 e il 12 settembre a Palau, in Gallura, conferma la presenza di un foro sul volto compatibile con un colpo di pistola. È quanto emerso dalla Tac eseguita a Sassari dal medico legale Salvatore Lorenzoni, con la partecipazione del consulente tecnico Ernesto D'Aloja, incaricato dal difensore di Emanuele Ragnedda, l'imprenditore di Arzachena reo confesso. Il colpo sarebbe stato esploso con una pistola semiautomatica Glock, regolarmente detenuta per uso sportivo e già sequestrata dai carabinieri.
Gli esami sul corpo proseguiranno mercoledì, mentre giovedì potrebbe essere fissata l'autopsia. Parallelamente gli investigatori effettueranno nuovi sopralluoghi nella tenuta per ricostruire le fasi successive al delitto. L'inchiesta si concentra anche su eventuali complici: si indaga sul ruolo del giardiniere 26enne nel far sparire gli indumenti di Cinzia e su una donna di Arzachena, amica dell'imprenditore, che secondo i sospetti avrebbe contribuito a ripulire l'abitazione dalle tracce di sangue e a disfarsi del divano su cui la vittima sarebbe stata spostata dopo l'omicidio. Intanto emergono ulteriori dettagli della confessione resa da Ragnedda, che il 24 settembre ha ammesso di aver ucciso la giovane donna.
Davanti ai magistrati ha sostenuto di essere stato aggredito con un coltello da Cinzia che, a suo dire, voleva tagliargli la lingua e di aver reagito sparando. In udienza l'imprenditore avrebbe dichiarato: "Avrei potuto fare un'altra scelta, ma ho fatto quella sbagliata. Potevo scappare, ma non l'ho fatto". Ragnedda si trova ora nel carcere di Bancali, a Sassari, dove è sottoposto a sorveglianza speciale.