L'imprenditore Emanuele Ragnedda ha confessato l’omicidio. Il corpo nascosto nella sua tenuta. Una collega racconta le ultime ore prima della scomparsa
Cinzia Pinna, 33 anni, è stata uccisa. L'ha confessato Emanuele Ragnedda, imprenditore del vino di Arzachena, al termine di un lungo interrogatorio con la Procura di Tempio Pausania. Ora emergono anche i dettagli dell'ultima notte in cui è stata vista viva. A raccontarli è una collega e coinquilina della giovane, intervistata da la Repubblica. Le due lavoravano come cameriere nell'Hotel Palau e si trovavano nello stesso locale la sera dell'11 settembre. "Era agitata, non voleva tornare a casa", ha detto la testimone. Poche ore dopo, Cinzia sarebbe scomparsa per sempre.
La collega, Donnette, è stata tra le ultime persone ad aver visto viva Cinzia Pinna. Secondo quanto riferito nell'intervista, le due avevano terminato il turno alle 23 presso il ristorante dell'hotel. Si erano poi ritrovate al wine bar "Bianco e Rosso" di Palau, un locale frequentato da giovani e personale stagionale. "Cinzia era sola, aveva una birra in mano ed era agitata. Mi sembrava alterata, gridava", racconta Donnette. La collega ha spiegato che aveva provato a convincerla a tornare nella loro stanza, dove dormivano insieme, ma Cinzia aveva insistito per restare fuori. "Le dissi: andiamo via che domani si lavora, ma lei volle restare lì davanti", ha aggiunto. Il giorno seguente, la giovane non si è presentata al lavoro. "Non era nel letto al mattino e non rispondeva al telefono. Aveva già passato una notte fuori qualche giorno prima, ma questa volta non è più tornata", conclude l'amica.
Dopo giorni di ricerche, Emanuele Ragnedda ha ammesso di aver ucciso Cinzia Pinna, indicando anche il luogo in cui aveva nascosto il cadavere: sotto un albero nella tenuta di famiglia a ConcaEntosa, dove i Ris avevano avviato accertamenti tecnici irripetibili. Il delitto, secondo quanto emerso finora, sarebbe stato compiuto con almeno un colpo di arma da fuoco. Le ragioni dietro il gesto restano ancora da chiarire. L'imprenditore è stato assistito dal suo legale, Luca Montella, che ha parlato di "totale collaborazione con l'autorità giudiziaria" e di "profondo pentimento".
Il comportamento di Ragnedda aveva destato sospetti già all'alba del 24 settembre, quando era stato intercettato mentre tentava di fuggire via mare a bordo di un gommone. Partito dal porto di Cannigione in direzione Baja Sardinia, si è schiantato sugli scogli poco dopo la partenza. Il soccorso della Guardia Costiera ha permesso di rintracciarlo. Tornato nella casa dei genitori, è stato fermato dai carabinieri. Era armato ma non ha opposto resistenza. All'interno dell'abitazione i Ris di Cagliari hanno trovato tracce di sangue, oltre a federe di cuscini appena lavate, probabilmente nel tentativo di cancellare indizi.
Figlio di Mario e nipote di Francesco Ragnedda, fondatore della nota cantina Capichera, Emanuele Ragnedda aveva creato la propria azienda vitivinicola, ConcaEntosa, tra Arzachena e Palau. Si era fatto conoscere per il Vermentino IGT 2021 "Disco Volante", descritto dalla critica come "il vino bianco più caro d'Italia", con bottiglie vendute fino a 1.800 euro. Il nome della famiglia è molto noto in Gallura e la notizia della confessione ha scosso profondamente il territorio.
Oltre a Ragnedda, risulta indagato anche un giovane lombardo di 26 anni per occultamento di cadavere. I suoi legali hanno definito "infondate" le accuse, sostenendo che il loro assistito è completamente estraneo alla vicenda. Restano da chiarire diversi aspetti: il movente dell'omicidio, le eventuali complicità e cosa sia accaduto tra l'ultima apparizione di Cinzia al locale e il momento del delitto. La Procura ha disposto il fermo per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.