coltelli nel mirino degli inquirenti

Caso Liliana Resinovich, nuova perquisizione a casa di Sebastiano Visintin

Focus degli investigatori sui macchinari usati per l'affilatura dei coltelli

16 Lug 2025 - 13:01

Nuova perquisizione a casa di Sebastiano Visintin, nell'ambito dell'inchiesta sulla morte della moglie Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da casa, a Trieste, il 14 dicembre 2021 e trovata morta nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico il 5 gennaio 2022, chiusa in due sacchi neri, inseriti uno dall'alto e l'altro dal basso, e con il capo infilato dentro sacchetti di plastica chiusi da un cordino. Secondo Il Piccolo online, gli ultimi accertamenti disposti dalla pm Ilaria Iozzi, titolare del fascicolo, nell'appartamento di via Verrocchio si sono concentrati su tutti i macchinari, incluso un approfondimento sul loro consumo di energia elettrica, e il materiale in generale utilizzato dall'uomo per l'affilatura dei coltelli.

Il caso Liliana Resinovich: dalla scomparsa al ritrovamento del cadavere

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© Withub

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I coltelli al centro della vicenda

 Sebastiano Visintin è l'unico indagato per l'omicidio della moglie Liliana Resinovich. Lo scorso 9 aprile, durante una prima perquisizione nella sua abitazione, i poliziotti avevano sequestrato un maglione di colore giallo, un paio di guanti in pile e oltre 700 arnesi tra coltelli, forbici e cesoie.

Tra gli obiettivi della Procura ci sarebbe la necessità di svolgere ulteriori verifiche sull'attività di arrotino che Visintin ha riferito di aver svolto la mattina del 14 dicembre 2021, giorno della scomparsa della donna, nel laboratorio di via Donadoni, ora non più nella sua disponibilità. Alla perquisizione hanno preso parte agenti della Squadra Mobile, della polizia scientifica e due consulenti della Procura.

Dall'8 settembre nuovi esami sui reperti

 Ma non solo i coltelli al centro delle indagini. Anche gli abiti che Sebastiano Visintin indossava il giorno della scomparsa della moglie. Un bracciale acquisito di recente a casa di Sergio, fratello di Liliana. E ancora le scarpe, il cordino intorno il collo e altri oggetti rinvenuti accanto al cadavere. Questi i reperti al centro di un nuovo round di analisi ed esami disposti dalla Gip del Tribunale di Trieste, Flavia Mangiante, per far luce sulla morte di Liliana Resinovich.

Il pool guidato dai professori Paolo Fattorini, Chiara Turchi ed Eva Sacchi inizierà le analisi l'8 settembre nel Dipartimento di medicina legale del Policlinico di Ancona e avrà 120 giorni di tempo per portarle a termine. Si tratta di esami di natura genetica, merceologica e dattiloscopica che saranno svolti su reperti già analizzati (in questo caso verranno utilizzate tecniche innovative) e su altri acquisiti successivamente, tra cui quelli sequestrati nell'abitazione di Visintin.

Si procederà, tra le altre cose, con comparazioni di fibre di abiti, analisi del Dna, ispezioni sui sacchi neri in cui era chiusa Resinovich per ricercare eventuali impronte digitali, analisi su formazioni pilifere rinvenute durante la seconda perizia medico-legale, quella firmata da un team guidato dall'anatomopatologa forense, Cristina Cattaneo.

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