Speciale La strage in famiglia a Paderno Dugnano: arrestato il figlio 17enne
Triplice omicidio

Paderno Dugnano, il giovane che sterminò la famiglia rinuncia all'Appello: "Voglio scontare la pena"

Il ragazzo condannato a 20 anni dal Tribunale per i minorenni di Milano, ha deciso di non impugnare la sentenza. Il suo legale: "Si sta rendendo conto di quanto ha compiuto e vuole seguire il suo percorso di cura e studi"

06 Nov 2025 - 14:10
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Il giovane di 19 anni che, quando ne aveva 17, con 108 coltellate uccise i genitori e il fratello di 12 anni nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano, ha scelto di rinunciare al ricorso in Appello contro la condanna a 20 anni di reclusione. La sentenza, pronunciata a giugno dal Tribunale per i minorenni di Milano, aveva stabilito la pena massima prevista per il triplice omicidio. Secondo quanto riferito dal suo legale, il ragazzo, Riccardo Chiaroni, ha comunicato la volontà di accettare la condanna "per scontare la pena" e proseguire il proprio percorso di cure e studio all'interno dell'istituto minorile dove si trova detenuto. La decisione segna un punto di svolta nella vicenda che, per la sua drammaticità, aveva scosso profondamente l'opinione pubblica.

Strage familiare a Paderno Dugnano

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La decisione: "Voglio scontare la pena"

 Il giovane ha formalizzato la rinuncia al ricorso in Appello, rinunciando così alla possibilità di un nuovo processo o di una riduzione della pena. La scelta, maturata dopo mesi di riflessione, arriva a meno di un anno dalla condanna. "Si sta rendendo conto di quanto ha compiuto e vuole espiare la sua pena", ha spiegato l'avvocato Amedeo Rizza, difensore di Riccardo Chiaroni. "Intende proseguire il percorso di cure e di studio universitario che ha intrapreso durante la detenzione e, quando sarà, iniziare una nuova vita". Durante la sua detenzione, il giovane ha sostenuto gli esami di maturità.

Il legale: "Vuole seguire il suo percorso"

 L'avvocato ha chiarito che, sotto il profilo giuridico, esistevano motivi per ricorrere in Appello. "La sentenza è errata – ha osservato – sia per il mancato riconoscimento della semi incapacità sia per la pena eccessiva in quanto erano state riconosciute le attenuanti generiche con criterio di prevalenza sulle aggravanti". Nonostante ciò, il giovane ha deciso di non impugnare la decisione, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni. "La difesa – ha aggiunto il legale – non può che rispettare la volontà dell'assistito", sottolineando che la scelta rappresenta un passo importante nel percorso di consapevolezza del ragazzo.

La condanna in primo grado

 Il 27 giugno 2025 il Tribunale per i minorenni di Milano aveva condannato Riccardo Chiaroni a 20 anni di reclusione, la pena massima prevista nel rito abbreviato. La sentenza non aveva tenuto conto della perizia psichiatrica che indicava un vizio parziale di mente, ritenendo invece l'imputato capace di intendere e di volere al momento del delitto. Durante gli interrogatori, il ragazzo aveva descritto il proprio disagio e la difficoltà a sentirsi parte della famiglia. Nelle motivazioni depositate dai giudici si leggeva che il giovane pensava di raggiungere "l'immortalità attraverso l'eliminazione della propria famiglia". Il Tribunale per i minorenni aveva riconosciuto le attenuanti generiche con prevalenza sulle aggravanti, pur confermando la gravità estrema dei fatti e la piena responsabilità dell'imputato.

L'omicidio di Paderno Dugnano

 Nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2024, nella villetta di famiglia a Paderno Dugnano, il ragazzo aggredì e uccise i genitori e il fratello minore di dodici anni con oltre cento coltellate. Dopo il delitto, rimase sul luogo fino all'arrivo dei carabinieri, che lo arrestarono poco dopo. Il giovane confessò il delitto dopo un lungo interrogatorio. Le indagini iniziali non individuarono un vero movente, ma fecero emergere un profondo malessere e un senso di isolamento. Da allora, Riccardo Chiaroni è detenuto in un istituto minorile, dove segue un percorso terapeutico e di formazione. La decisione di non fare appello – spiegano i legali – nasce dal desiderio di affrontare la pena e di non prolungare ulteriormente il procedimento giudiziario.

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