Poco prima di morire

Pamela Genini uccisa con più di 30 coltellate | L'ultimo messaggio su Soncin inviato all'ex: "È matto, che faccio?" | La madre: "Quel mostro deve pagare"

Nella chat tutta la drammaticità degli ultimi istanti di vita della 29enne, assassinata la sera del 14 ottobre dal compagno a Milano

17 Ott 2025 - 19:59

"Teso', che faccio?". È l'ultimo disperato messaggio chat inviato alle 21:52, poco prima di essere uccisa, da Pamela Genini all'ex fidanzato e amico che era al telefono con lei, quando Gianluca Soncin ha fatto irruzione in casa, usando una copia delle chiavi che aveva fatto di nascosto. "Ho paura - ha scritto la 29enne alle 21:45 -. Ti rendi conto cosa ha fatto? Questo è matto completamente non so che fare". E sei minuti dopo: "Teso', che faccio?". E l'amico ha subito risposto: "Stanno arrivando, la polizia. Li ho chiamati. E sto arrivando pure io. Apri sotto che sono giù con la polizia". La rabbia della mamma di Pamela: "Quel mostro di Soncin deve pagare".

Pamela uccisa con più di 30 coltellate

 Pamela Genini è stata uccisa da Gianluca Soncin con più di 30 coltellate, di cui almeno tre letali nella zona del torace. Sono questi i primi esiti dell'autopsia che è stata effettuata a Milano. Il numero di fendenti, dunque, è superiore a quello che era emerso dai primi accertamenti medico-legali, che parlavano di 24 colpi. Serviranno comunque approfondimenti per capire in particolare se ci siano state altre ferite mortali nella zona del collo.

Soncin al pm dopo il femminicidio: "Vivo a casa di Pamela"

 "Lavoro presso l'azienda di mio padre ad Arzignano (Vicenza). Non ricordo il nome e la stessa si occupa di lavorazione di pellame". Sono le poche parole dette in fase di identificazione per chiarire la sua "professione" da Gianluca Soncin, nell'interrogatorio davanti al pm Alessia Menegazzo e agli investigatori della polizia in cui si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nel verbale Soncin ha indicato come residenza l'indirizzo di Cervia, ma come "dimora sino alla data del 14 ottobre" quella a Milano, in via Iglesias, della 29enne che aveva rotto la relazione con lui e che, proprio in quell'abitazione, aveva appena ucciso. Casa in cui entrò quella sera facendo irruzione con una copia delle chiavi che aveva fatto di nascosto.

Milano, chi era Pamela Genini, uccisa a 29 anni

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Trovati psicofarmaci nell'auto di Soncin

 Come stato civile ha fatto scrivere "celibe" e con "diploma di Ragioneria". Alla voce beni patrimoniali ha risposto "nessuno" e in relazione a condanne riportate ha detto: "Sì per reati fiscali". Gli inquirenti puntano a scandagliare, con attività nei prossimi giorni, vita e affari del 52enne. In più, nella ricostruzione della polizia riportata in un'annotazione si dà atto che nell'auto di Soncin, oltre a un altro coltello simile a quello usato per uccidere, sono stati trovati anche "diversi psicofarmaci" e che nel portafoglio, che aveva lasciato in macchina, c'erano anche "tre carte di credito"". Nel portafoglio della vittima, infine, si legge sempre nell'annotazione, c'era una "somma di denaro complessiva pari a 1.725 euro".

"Prima del 9 maggio non risultavano interventi"

 "Da controllo tramite terminali in Banca dati Sdi, entrambi risultavano positivi, altresì non risultavano interventi pregressi e denunce-querele tra le parti". Lo si legge nell'annotazione di polizia del 9 maggio, quando due poliziotti del Commissariato Lambrate intervennero, su richiesta di Pamela Genini, fuori dal suo appartamento di via Iglesias. La 29enne aveva chiamato le forze dell'ordine perché c'era "un uomo intento a bussare diverse volte alla propria porta dell'abitazione". Gli agenti lo trovarono là fuori e lui disse che doveva "restituire una somma di denaro a una sua conoscente che abitava all'interno dello stabile". Pamela spiegò, poi, alla polizia che non "era intenzionata a farlo entrare" nell'appartamento e che lo conosceva "da circa un anno in un rapporto di amicizia, confermando - si legge - fin da subito il debito dell'uomo nei suoi confronti". E poi che voleva che si allontanasse.

I poliziotti informarono lui della "volontà" della donna e così "l'uomo decise spontaneamente di abbandonare lo stabile". I controlli nei terminali non hanno rilevato denunce o "interventi pregressi". La Polizia spiegò alla 29enne che poteva "recarsi presso il Commissariato competente per zona per sporgere querela in merito ai fatti, qualora lo avesse ritenuto opportuno". Pamela non denunciò.

Caccia a riscontri su un anno di violenze

 Oltre ai tabulati telefonici, la Procura dovrà raccogliere, tra l'altro, tutta la documentazione che riguarda la lite avvenuta a Cervia, a casa di Soncin, nel settembre dell'anno scorso. Una lite per cui lei è "scappata" a Bergamo dai suoi genitori ed è andata all'ospedale di Seriate per via di un dito rotto. Episodio su cui c'è un rapporto dei carabinieri, poi trasmesso ai loro colleghi della località balneare in provincia di Ravenna, ma non una denuncia di Pamela. Pertanto il caso è stato "declassato" tra quelli non gravi. I pubblici ministeri puntano a ricostruire tutti gli episodi di violenza e minacce di Soncin nei confronti della 29enne: dalla pistola puntata al ventre al tentativo di accoltellamento fino all'aggressione in un albergo dell'Isola d'Elba durante una vacanza.

La mamma di Pamela: "Quel mostro deve pagare"

 "Faccio fatica a parlare, però vi dico che per tutto quello che ha fatto quel mostro a mia figlia deve pagare, ma pagare. L'ha fatta soffrire tanto". Lo ha affermato la mamma di Pamela, parlando di Gianluca Soncin.

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