L'uomo sarebbe stato visto con la valigia nei pressi del parco il 6 giugno, quando la bambina era ancora viva. Si sarebbe voluto disfare della borsa, che conteneva forse indumenti e oggetti della donna
Nel giallo di Villa Pamphili spunta un trolley, che gli investigatori stanno cercando di rintracciare sui fondali del Tevere. Con quella valigia Francis Kaufmann sarebbe stato visto il 4 giugno, quando un cittadino lo fotografa a Roma, in centro, insospettito dal suo atteggiamento e dopo averlo già notato anche nei giorni precedenti. Cosa c'era in quella valigia? L'uomo ha voluto disfarsene? Perché?
Secondo gli inquirenti, potrebbero esserci vestiti e oggetti di Anastasia Trofimova, scrive il "Corriere della Sera". E di quegli indumenti Kaufmann intendeva liberarsi. Ecco quindi che chi indaga vuole vederci chiaro sul contenuto di quella borsa. Anche perché potrebbe essere fondamentale per individuare il collegamento tra i due decessi, quello della madre e quello della figlia: mentre si conosce la causa della morte della piccola, soffocata probabilmente dall'uomo, è ancora mistero sulla fine della madre.
La valigia che si sta cercando Kaufmann l'aveva con sè sicuramente fino al 4 giugno: quel giorno la bambina è ancora viva mentre la mamma è scomparsa. Gli agenti, chiamati proprio per controllare Kaumann, gli chiedono dove sia finita la donna e lui risponde che è partita per gli Stati Uniti. Gli investigatori sono ora convinti che Trofimova sia morta nella notte fra il 3 e il 4 giugno. Della misteriosa valigia si perdono le tracce il 6 sera, quando l'uomo viene visto nel parco con la bambina. La piccola viene trovata morta tra i cespugli del parco la mattina del 7 giugno da alcuni passanti.
In attesa dei risultati dell'esame istologico sul corpo della donna, che potrebbero chiarire le cause del decesso, si cerca quindi nel Tevere quella borsa. Si è appreso inoltre che Kaufmann, Anastasia e Andromeda, prima di finire a vivere nel parco, avevano occupato un appartamento in centro a Roma, abbandonato lasciando molti conti da pagare. Poi, il "trasferimento" nel parco e la tragedia finale.