Speciale Il delitto di Garlasco
"Normale contatto"

Delitto di Garlasco, la difesa di Sempio sull'impronta 33: "È solo sudore, non sangue"

Gli esperti incaricati dagli avvocati dell'indagato contestano la lettura dei consulenti della Procura e parlano di un "normale contatto fisiologico"

07 Lug 2025 - 14:19
 © Tgcom24

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Secondo i consulenti della difesa di Andrea Sempio, la cosiddetta impronta "33", repertata sul muro della scala che porta alla cantina dove fu trovato il corpo di Chiara Poggi, non sarebbe una traccia di sangue ma piuttosto un segno lasciato dal sudore, conseguenza di un normale contatto fisiologico. Lo sostengono Luciano Garofano e Luigi Bisogno, incaricati di supportare la strategia difensiva di Sempio, indagato per l’omicidio di Garlasco, in un’integrazione alla consulenza depositata oggi. I due esperti hanno ribadito la loro contrarietà alle conclusioni formulate dai periti della Procura, che attribuiscono l’impronta 33 proprio a Sempio. I legali di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, continuano quindi a contestare la ricostruzione accusatoria, sottolineando come la macchia ipotenare possa derivare esclusivamente da sudore e non da sangue, contrariamente a quanto sostenuto dai consulenti nominati dal pubblico ministero.

"Pregiudizio interpretativo" e metodi contestati

 Secondo Garofano e Bisogno, i consulenti dei pm sarebbero incorsi in un "pregiudizio interpretativo", discostandosi completamente dalle procedure scientificamente accreditate e confondendo come "minuzie" persino quelle che, in realtà, sarebbero semplici "interferenze murarie", ovvero segni del muro e non strutture papillari vere e proprie.

Esclusione di sangue già nelle prime analisi

 Nella loro integrazione viene inoltre ricordato come già all'epoca delle prime indagini il Ris avesse escluso che l’impronta fosse insanguinata. In più, gli inquirenti avevano cercato senza successo di recuperare nel 2007 l’intonaco asportato per le analisi. Per i consulenti della difesa, la conclusione è chiara: si tratta di sudore, non di traccia ematica. Gli esperti incaricati da Sempio contestano anche la correttezza della sovrapposizione dell'impronta, che secondo loro non combacia in modo sufficiente, nemmeno con le tolleranze consentite, con quella dell’indagato. Inoltre, evidenziano che la cosiddetta impronta 33 sarebbe stata lasciata in tre momenti diversi, con una dinamica definita "involontaria e composita".

Software automatico e rischio di errori

 Non manca un rilievo sull’eventuale utilizzo, da parte dei consulenti della Procura, di un software che avrebbe potuto identificare automaticamente i 15 punti caratteristici per attribuire la traccia a Sempio. Una procedura che, secondo Garofano e Bisogno, risulterebbe inadeguata per questo tipo di impronte, rischiando di generare sovrapposizioni e minuzie non fondate da un punto di vista morfologico. La difesa, infine, ribadisce che non vi sarebbe alcuna certezza nemmeno sull’appartenenza a Sempio di cinque minuzie già individuate, mentre le restanti sarebbero da considerare semplici interferenze murarie.

Una consulenza tecnica depositata nei giorni scorsi dai legali della famiglia Poggi avrebbe confermato a sua volta la non attribuibilità della 33 a Sempio. Parallelamente, la difesa di Alberto Stasi sta preparando "osservazioni tecniche" da depositare a breve, chiedendo ai pm ulteriori approfondimenti. Secondo i legali di Stasi, infatti, quell’impronta apparirebbe "densa e carica di materiale biologico", verosimilmente sangue.

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