A "Pomeriggio Cinque" le parole del legale Massimo Lovati
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Il caso del delitto di Garlasco continua a infittirsi. Secondo una consulenza tecnica predisposta dalla Procura di Pavia, un'impronta, classificata come numero "33" sulla scena del crimine e rilevata nel 2007 sul muro delle scale che conducono alla taverna della villetta dove è stato ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi, potrebbe essere compatibile con quella del palmo di Andrea Sempio. A "Pomeriggio Cinque" Massimo Lovati, avvocato di Sempio, commenta proprio la perizia tecnica.
"Ieri pomeriggio, mentre ci stavamo rilassando dall'udienza della mattina perché avevamo provveduto a depositare la memoria deduttiva della nullità, abbiamo appreso di questa notizia sensazionale, probabilmente trafugata dal segreto istruttorio", spiega l'avvocato Massimo Lovati ai microfoni del programma di Canale 5. E prosegue: "Abbiamo reagito tutti un po' male a quella notizia, io ho cercato di calmare un po' le acque".
Il legale prosegue il proprio commento alla vicenda e spiega anche perché Andrea Sempio non si è presentato davanti ai pm nel giorno degli interrogatori incrociati con Alberto Stasi e Marco Poggi: "Io faccio l'avvocato e consiglio il mio cliente bene, se lui fosse andato ieri l'avrebbero massacrato con questa storia dell'impronta. Non essere andati è un successo e almeno abbiamo capito cosa c'è: una consulenza tecnica, depositata il 9 maggio quindi prima dell'interrogatorio".
"Lui poi l'ho tranquillizzato perché non c'è nessuna impronta, c'è una consulenza tecnica di parte della Procura della Repubblica che naturalmente dovrò far confrontare dai miei esperti. Io non ci capisco niente, non sono un perito dattiloscopico, però è un'impronta che è stata appresa nel 2007 dal muro, è stata repertata e scavata dal muro con un bisturi. All'epoca non era stata giudicata utile. Ripeto è una consulenza tecnica di parte", conclude l'avvocato di Andrea Sempio.