West Nile, il virus portato dalle zanzare
© L'Ego-Hub
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Le femmine infette possono trasmettere il virus alle larve e questo tipo di trasmissione "transovarica" ne amplifica pericolosamente la circolazione
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Il virus West Nile arriva trasportato dagli uccelli migratori, può albergare in cavalli e altri animali, ma un grande pericolo è rappresentato anche dalle uova delle zanzare: le femmine infette possono infatti trasmetterlo alle larve e questo tipo di trasmissione "transovarica" amplifica pericolosamente la circolazione del virus. Da qui l'importanza delle misure di monitoraggio e sorveglianza sugli animali portatori, per poterli identificare e procedere poi alla disinsettazione dei territori: per fare questo, sono in campo centinaia di veterinari del Servizio sanitario nazionale, impegnati nei territori teatro dei focolai di infezione di queste ultime settimane.
A puntare i riflettori sull'importanza dei controlli veterinari è Maurizio Ferri, coordinatore scientifico della Società italiana di medicina veterinaria preventiva (Simevep). Il ciclo di trasmissione del virus West Nile, spiega Ferri, "parte dagli uccelli selvatici, migratori e alcune specie stanziali, che ne sono il serbatoio naturale. L'uccello infetto è asintomatico ma la zanzara Culex, pungendolo, può infettarsi e trasmettere a sua volta il virus ad altri animali, come i cavalli ma anche altri mammiferi, e anche all'uomo. In particolare, il cavallo è molto vulnerabile rispetto al West Nile e può sviluppare anche gravi sintomi neurologici. Per questo motivo rappresenta un "animale sentinella" per il West Nile ed è incluso nei programmi di sorveglianza".
Nel ciclo di trasmissione del virus, avverte l'esperto, "bisogna però anche considerare la trasmissione transovarica: le zanzare femmine infette trasmettono cioè il virus alle uova e quindi alle larve nascenti. Considerando che ogni zanzara vive all'incirca 2 mesi e depone 300 uova per ciclo, ogni 1-2 settimane, possiamo avere un'idea di quanto la trasmissione virale possa essere amplificata anche dalle sole zanzare femmine infette, anche inassenza di uccelli-serbatoio portatori". Per deporre le uova, le zanzare necessitano di un clima caldo: "A causa dei cambiamenti climatici, le temperature calde perdurano ormai anche a novembre inoltrato e questo allunga il periodo riproduttivo delle zanzare aumentando i rischi, perché in questo modo il virus persiste nei territori, diventando autoctono, anche oltre la stagione estiva".
Un meccanismo che, quindi, "rende enorme il numero delle zanzare potenzialmente infette", afferma Ferri. Alla luce di ciò, rileva, "l'obiettivo è prevenire l'insorgenza dei casi di infezione nell'uomo, anche perché non sono attualmente disponibili vaccini o farmaci specifici. Ma per fare questo, l'unica misura possibile è lo stretto controllo degli animali-serbatoio e, successivamente, l'intervento di bonifica e disinfestazione sui territori".
Fondamentale, chiarisce, "è anche anticipare la sorveglianza sugli animali già ai mesi primaverili, date le temperature più calde. Ma cruciale è pure la sorveglianza su porti e aeroporti, perché insetti o zanzare infette possono essere trasportate con le merci". Operazioni di monitoraggio che vedono attualmente impegnati, soprattutto nelle regioni più colpite, centinaia di veterinari afferenti alla sanità animale dei servizi veterinari delle Asl e degli Istituti zooprofilattici sperimentali delle varie regioni, che prelevano campioni animali sul territorio perché vengano analizzati.
Si tratta, conclude Ferri, "di un'attività fondamentale, che consente l'identificazione precoce del virus negli animali portatori, cosa che consente di mappare le aree interessate da potenziali focolai e di intervenire con disinfestazioni mirate a proteggere la salute umana".
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