A Tgcom24 professionisti dell'Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Fatebenefratelli Sacco di Milano illustrano gli strumenti per prevenire e affrontare la problematica già nei nidi: "Le chat dei genitori? Meglio incontrarsi di persona per conoscersi"
di Gabriella Persiani© istockphoto
Sono passati 13 anni dalla morte di Andrea, il 15enne di Roma bullizzato a scuola per aver indossato un paio di pantaloni che, stinti in un lavaggio, erano diventati rosa. La sua vicenda ispirò libri, un film, dibattiti, un movimento d'opinione. Tredici anni dopo è un altro suicidio, questa volta in provincia di Latina, alla vigilia del primo giorno di scuola, a scuotere le coscienze e riaccendere i riflettori sulla piaga di bullismo e cyberbullismo. E, sull'altro versante, sono frequenti, soprattutto in questo periodo di ripresa dell'anno scolastico, i post di genitori di bambini fragili preoccupati perché il proprio figlio diventi vittima del branco.
Come l'appello che arriva dalla Sicilia, ultima regione in cui è suonata la campanella del primo giorno di lezione. "Il mio bimbo inizierà la prima elementare. La verità è che ho paura. Paura del bullismo, paura dell'esclusione, paura di vederlo soffrire. Credo sia la paura di ogni mamma, ma per noi che abbiamo un figlio 'speciale' questa paura è ancora più forte", si legge. "Insegnate ai vostri figli a non escludere nessuno solo perché è 'diverso'. Aiutateci a cambiare le cose. Ricordate ai vostri bambini - è la conclusione - che la scuola è un posto per imparare, non per giudicare o deridere. Che ogni compagno porta con sé un mondo e che un gesto gentile può fare la differenza. Tutto comincia da casa".
Tutto comincia da casa? Sulla questione, che richiede un approccio multidisciplinare, Tgcom24 si è confrontato con chi da anni opera direttamente sul campo familiare ed educativo in una città come Milano. E ai professionisti dell'Azienda Socio Sanitaria Territoriale ASST Fatebenefratelli-Sacco Gloria Atzori, educatore professionale nel Servizio di Promozione della Salute, Annalisa Cerri, psicologa psicoterepeuta del Consultorio Familiare Via Ricordi, e Gesuino Serra, assistente sanitario nel Consultorio Familiare Via Ricordi, ha posto le seguenti domande.
Quali sono gli strumenti per affrontare giorni sereni in classe?
"Non tutto comincia da casa, ma certamente è fondamentale l'approccio a casa. La prima cosa da fare per contrastare bullismo e cyberbullismo - risponde la psicologa psicoterapeuta Annalisa Cerri - è far leva sul mondo degli adulti. Nel caso siciliano si parla tecnicamente di un'ansia anticipatoria, di chi non conosce l'altro. Per questo il mio consiglio è di uscire dal web e rivolgersi al mondo reale, a interlocutori reali, perché con un appello social non si parla a qualcuno nel dettaglio. Bisognerebbe, invece, affrontare la questione scendendo nel particolare della propria storia, cercando e trovando interlocutori nella propria rete familiare, extrafamiliare, scolastica, sociale, nei contesti di appartenenza, che possano recepire. Bisogna uscire dal mondo virtuale per entrare nella dimensione di relazioni concrete: si parla tra genitori nelle chat della scuola, ma non ci si incontra. Oggi accade questo. Ma se l'altro si conosce non fa più paura. E' necessario, dunque, cercare sempre volti di riferimento. Bisogna 'sgruppare' i gruppi e costruire relazioni reali".
Quali sono gli strumenti di aiuto che il servizio nazionale dei Consultori gratuitamente fornisce alle vittime di bullismo?
"Il Consultorio, per sua natura, offrendo un servizio di primo livello assistenziale, è il posto ideale per lanciare l'Sos, che verrà raccolto e permetterà di orientare il richiedente verso i servizi specialistici che fanno con noi rete, all'interno dell'azienda sanitaria stessa, come la Casa pediatrica, o all'esterno nelle scuole, nelle quali si organizzano attività di formazione e laboratori pratici per classi e per insegnanti di ogni ordine e grado. All'interno del progetto regionale lombardo BullOut, di cui parleremo più avanti, si sono costituiti, per esempio, extra team di laboratori per genitori di bimbi che frequentano i nidi", continua Annalisa Cerri.
Contro il bullismo si parte dai nidi?
"E' fondamentale capire che il bullismo ci riguarda tutti, - sottolinea l'educatore professionale Gloria Atzori. - E' un fenomeno di gruppo e bisogna lavorare su più fronti. E' sì importante sostenere la vittima di bullismo, ma altrettanto lo è lavorare sui gruppi che non sanno come reagire davanti a queste situazioni. Accade spesso che la vittima non parli, si dia delle colpe, si chiuda e si senta solo e impotente; ma, magari, capita che un compagno si accorga di quanto accade e non sia preparato ad agire. Può invece aiutare a uscire dal silenzio".
Serve un nuovo approccio culturale, a scuola come a casa, dunque?
"Certamente. Nessuno si senta estraneo al problema, - continua Atzori - né si resti spettatori. Non si tratta di un gioco tra ragazzi, ma, anzi, in prima persona, davanti a queste dinamiche, ognuno si ponga delle domande senza cedere all'indifferenza. Perché bullismo e cyberbullismo non implicano una prepotenza tra singoli, ma una prepotenza ripetuta in un contesto di gruppo, laddove, non agendo, si finisce per riconoscersi parte di un sistema".
Il bullo si rafforza nel contesto del branco.
"Il bullo-tipo ha sue fragilità, ma soprattutto ha intorno persone che restano sorprese delle sue azioni, senza reagire. Peggio quando gli adulti minimizzano e sminuiscono i suoi comportamenti, in una società come questa che premia sempre i più: i più forti, i più ricchi, i più tutto... Così la prepotenza del bullo si nutre dello sguardo di chi non reagisce. Chi esce dal silenzio fa crollare il bullo. Non reagire, invece, vuol dire prendere una posizione che rafforza il prepotente. Non è possibile non comunicare e rimanere indifferenti, non si prendendo le distanze e non esprimendo contrarietà. In una classe questo può accadere, per imperizia generale dei giovanissimi, non deliberatamente a favore del bullo. E' qui allora che entra in scena l'adulto, che invece è consapevole. Per questo da anni abbiamo attivato laboratori pratici in collaborazione con gli insegnanti, per esempio. In questi progetti educativi si va a rafforzare il lavoro tra pari, si insegna a rivestire posizioni cooperative e solidali, di inclusione e non di esclusione, facendo sperimentare concretamente quanto questo tipo di relazioni porti benessere a tutti".
La scuola in prima linea, dunque.
"I docenti diventano, nei nostri percorsi, moltiplicatori di salute in base alle competenze Oms. Bisogna comprendere che lo stare a scuola non è solo prestazione didattica, ma luogo di vita. Perché i processi di bullismo si poggiano sulle prestazioni e sulle performance".
Come subentra lo Spazio Giovani dei Consultori?
"Lo spazio, pensato per gli over 14 e fino ai 21 anni, nei consultori è a libero accesso, - sottolinea l'assistente sanitario Gesuino Serra. - Qui si affrontano tematiche come la sessualità e l'affettività insieme, la contraccezione e il proprio corpo legato allo sviluppo e alla crescita, con il supporto di diversi esperti, il ginecologo, l'ostetrica, l'assistente sanitario, lo psicologo. E' attivabile per i minori senza autorizzazione dei genitori, in applicazione alla Legge del consenso, che ci permette di ascoltare e accogliere ragazzi e ragazze, soprattutto ragazze, grazie al lavoro di comunicazione che facciamo nelle scuole. Si arriva qui con una domanda di tipo fisico-biologico, ma poi, trovando altre professionalità a disposizione, si fa orientamento per dare risposte in ambito più ampio. E per il supporto psicologico di tipo terapeutico si richiede poi il consenso della famiglia, incentivando così il dialogo tra figli e genitori. E proprio a questo proposito partirà a ottobre e fino a marzo nel Municipio 3 di Milano il cineforum 'Genitori e adolescenti, imperfetti e sconosciuti', un approccio-pilota di incontri e dibattiti con la visione gratuita di un film per favorire la relazione genitori-figli".
Cos'è BullOut?
"BullOut è un progetto cresciuto nel tempo, con l'obiettivo di rafforzare tutta la rete che è intorno alle scuole, consentendo la costruzione anche dei team di emergenza al loro interno. Grazie alle risorse di Ufficio Scolastico regionale e provinciale, ASST, prefettura e terzo settore in ambito scolastico, ha strutturato un modello da seguire sia in ottica preventiva sia in situazioni conclamate. Oggi, tra l'altro, un utile strumento è un indirizzo mail a disposizione degli insegnanti per intervenire sulle segnalazioni che arrivano dagli studenti. Così come indispensabili sono gli sportelli psicologici in ogni istituto".