la tragedia in provincia di latina

Studente suicida, un calvario lungo cinque anni | La mamma: "Era una preda dei bulli, i prof non lo difendevano"

"Ultimamente mi diceva sempre: 'È finita la libertà, devo tornare a scuola'. Se avessi saputo che andava a finire così non l'avrei più mandato". Valditara: "Audizioni degli ispettori nell’istituto frequentato da Paolo"

17 Set 2025 - 15:23
 © Ansa

© Ansa

"Mio figlio Paolo era una preda. Ogni volta che subiva un episodio i professori non placavano gli animi, non lo difendevano, urlavano come se fosse lui dalla parte sbagliata". Lo racconta Simonetta La Marra, la mamma del 15enne che si è tolto la vita nella sua cameretta, impiccandosi, alla vigilia del ritorno in classe. "Mio figlio era maturo, aveva un lessico particolare, pacato ed educato. Cosa c'è di strano in questo?", aggiunge. Il calvario di Paolo Mendico di Santi Cosma e Damiano (Latina) è iniziato dalla quinta elementare ed è proseguito alle medie, fino al primo anno dell'istituto tecnico con indirizzo informatico. Scuole in cui il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, ha inviato gli ispettori: "Dobbiamo verificare se la legge è stata rispettata".

Il post di Valditara

 "Sto seguendo costantemente, con grande attenzione, il drammatico caso di Paolo", scrive su X Valditara. "Ritengo doverosa una forte trasparenza per rendere edotta la collettività circa l'esito delle ispezioni ministeriali in corso. Pubblico qui l'ultimo resoconto degli uffici preposti: "I due ispettori incaricati stanno facendo le audizioni di numerosi soggetti interni alla scuola e dei genitori. Inoltre, è in corso l'indagine penale per istigazione al suicidio e quindi questo non permette di avere accesso a tutte le fonti perché alcune sono anche secretate dall'indagine. La nostra ispezione si deve necessariamente collegare anche agli esiti dell'indagine penale. L'impegno costante contro il bullismo è il pilastro per radicare la cultura del rispetto".

Il racconto dei genitori

 In quinta elementare un compagno di classe gli si era avvicinato con in mano un cacciavite di plastica, gridando: "Io ti uccido". I genitori si recarono dai carabinieri per sporgere denuncia. Nel corso degli anni fecero telefonate a scuola e inviarono raccomandate al Provveditorato: tutto inutile, dicono. In seconda media il giovane lasciò il suo paese e andò a completare il ciclo nel vicino comune di Castelforte, ma anche qui continuò la persecuzione. "Ultimamente mi diceva sempre: 'È finita la libertà, devo tornare a scuola'. Io lo consolavo. Se avessi saputo che andava a finire così non l'avrei più mandato", dice la mamma al Corriere della Sera. La Procura di Cassino ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di istigazione e aiuto al suicidio e ha fatto sequestrato diversi cellulari e computer. "Ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto", sostiene il fratello.

Ti potrebbe interessare