A 15 anni si è impiccato alla vigilia del ritorno in classe. "Era diverso dagli altri, per questo è rimasto solo". Il ministro Valditara telefona al padre del ragazzo. La preside: "Dalla famiglia di Paolo nessuna segnalazione"
"Nostro figlio è stato un perseguitato. Abbiamo sempre denunciato tutto alla scuola, ma siamo rimasti inascoltati". Lo dicono Giuseppe Mendico e Simonetta La Marra, papà e mamma del 15enne di Santi Cosma e Damiano (Latina) che si è tolto la vita nella sua cameretta, impiccandosi, alla vigilia del ritorno in classe. "Era un bravo studente - aggiungono - ma ultimamente diceva che la scuola non gli piaceva più. Alle elementari sono arrivate le aggressioni dei compagni e lo scherno delle maestre, alle medie il bullismo dei professori".
"Poi - affermano a La Repubblica - sono arrivati gli apprezzamenti al primo anno dell'istituto informatico Pacinotti. Altro bullismo, altra sofferenza. Quante volte l'ho visto piangere". La Procura di Cassino sta indagando per istigazione al suicidio mentre il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, ha disposto due ispezioni negli istituti frequentati dal 15enne. "Si è ucciso per colpa dei bulli che lo perseguitavano", ha scritto il fratello in una lettera inviata proprio a Valditara.
"Nostro figlio - proseguono i genitori - amava portare i suoi capelli biondi molto lunghi. Dopo i primi quattro giorni di scuola superiore hanno cominciato a chiamarlo 'femminuccia', 'Nino D'Angelo'. Lo aspettavano in bagno. Prima era uno, poi sono diventati di più. Ci siamo rivolti subito alla scuola, ci hanno assicurato che l'avrebbero aiutato. Ma tutto è finito solo dopo che ha deciso di tagliarsi tutti i capelli".
Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, ha chiamato il padre del ragazzo per esprimergli solidarietà e vicinanza. Gli ha inoltre assicurato che sono iniziate le ispezioni nelle due scuole frequentate dal figlio, alle medie e poi alle superiori. Il 15enne avrebbe dovuto frequentare il secondo anno dell'istituto tecnico Pacinotti di Fondi.
Mamma e papà del 15enne ricordano che in quinta elementare si sono rivolti ai carabinieri perché un compagno ha puntato contro di lui un cacciavite in plastica, "diceva che lo doveva ammazzare. E la maestra non è intervenuta. Noi eravamo genitori molto presenti nella vita scolastica di nostro figlio e questo dava fastidio. Tutte le altre sono state denunce scritte e verbali agli istituti, ma non facevano niente". "Era diverso dagli altri, per questo è rimasto solo. Prendeva sempre le difese dei più deboli e per questo lo chiamavano spione. Amava la musica, andare a pescare col padre, cucinare, aiutava in casa. Anche per questo veniva bullizzato. L'ultima sera, prima della tragedia, ha preparato il pane e i biscotti", concludono i genitori. Al suo funerale, che si è celebrato sabato, su 12 compagni di classe se n'è presentato solo uno.
Nessuna segnalazione da parte dei genitori, nessuna criticità rilevata dalla psicologa dello sportello di ascolto dove Paolo si recava, nessun atteggiamento indifferente tanto che al funerale "c'era l'intera classe e tutta la scuola". Gina Antonetti, preside dell'Istituto frequentato dal quindicenne che si è tolto la vita, respinge ogni addebito sollevato dai familiari del ragazzino. "Ciò che stanno dicendo i suoi genitori è per noi motivo di dispiacere, ma è anche profondamente ingiusto", dice la dirigente scolastica dell'Istituto Antonio Pacinotti di Fondi, nella cui sede distaccata di Santi Cosma e Damiano andava Paolo.