Strage di Bologna, le foto della tragedia del 2 agosto 1980
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A quasi mezzo secolo da quel tremendo 2 agosto 1980, l'iter processuale e le indagini hanno rivelato che la strage è stata "ideata e organizzata dalla P2 ed eseguita dai fascisti"
Strage di Bologna, 2 agosto 1980. La foto simbolo dell'rologio fermo alle 10:25 © ansa
Con la condanna definitiva all'ergastolo di Paolo Bellini, a 45 anni dalla strage di Bologna è calato il velo sulle vicende giudiziarie sull'attentato del 2 agosto 1980 che provocò 85 morti e oltre 200 feriti. "Il punto più alto della strategia della tensione", come emerso dalle ultime sentenze. A quasi mezzo secolo da quel sabato di sangue e shock, la storia della bomba alla stazione è cambiata e molte ombre si sono diradate. Anche se non tutte.
"È la chiusura di un cerchio", ha affermato Paolo Bolognesi, presidente uscente dell'associazione dei familiari delle vittime. "Quando nel 1995 ci furono le sentenze della Cassazione per Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, io già parlavo dei mandanti e qualcuno rideva. Adesso invece c'è un quadro delineato nelle sentenze, sappiamo che i terroristi fascisti hanno fatto la strage, che è stata ideata e finanziata dai vertici della P2 di Licio Gelli e coperta dai servizi segreti deviati".
In principio i Nar "spontaneisti" degli "sposini neri" Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, e di Luigi Ciavardini, che aveva solo 17 anni all'epoca dell'attentato, erano considerati gli unici responsabili, come stabilito dalle sentenze di Cassazione del 1995 e 2007. Poi però a loro si è aggiunto Gilberto Cavallini, altro membro del gruppo, colpevole quantomeno di aver offerto supporto logistico ospitando i suoi sodali a Villorba di Treviso, i giorni precedenti alla strage. Cavallini si è seduto sul banco degli imputati nel 2018, poi è arrivata la condanna all'ergastolo da parte della Corte d'Assise di Bologna, confermata in Appello e diventata definitiva a gennaio 2025.
Un altro pezzo di verità. Nelle motivazioni del processo di primo grado a Cavallini si parla di "strage politica", "strage di Stato". Aveva scritto così il presidente dell'Assise Michele Leoni: "Il fatto che a 37 anni di distanza l'imputazione per la strage di Bologna sia di nuovo 'implosa' in un'ottica minimalista e 'spontaneista' che riconduce tutto alla dimensione autarchica di quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo (con le bombe, ma anche con il solito corteo di coperture e depistaggi) lascia perplessi". Una lettura, questa, che si sposava con l'impostazione portata avanti dalla Procura generale di Bologna che all'epoca, maggio 2020, dopo aver avocato tre anni prima l'indagine sui mandanti della strage, si apprestava a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio di Bellini, e che vedeva non solo i Nar, ma tutta la destra eversiva di quegli anni, legata ai Servizi deviati, impegnata in un'opera di destabilizzazione dell'ordine democratico.
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Nel 2021 Paolo Bellini torna quindi nelle aule giudiziarie come "il quinto" esecutore della strage. Insieme a lui compaiono anche l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, per depistaggio (condannato in via definitiva a 6 anni), e l'ex amministratore di condomini a Roma, in via Gradoli, Domenico Catracchia, per false informazioni ai pm (condannato in via definitiva a 4 anni). A inchiodare Bellini un video amatoriale che lo ritrae in stazione poco prima della strage e poi l'ex moglie, che lo riconosce nelle immagini ("È Paolo", le sue parole davanti alla Corte, tra le lacrime) e cambiando versione, dopo 40 anni, fa crollare il suo alibi. L'ex di Avanguardia però non è l'unico protagonista in aula, ci sono anche Licio Gelli (già condannato in via definitiva nel 1995 a 10 anni per i depistaggi), Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, tutti morti e non più imputabili, ma ritenuti dai pg i mandanti, finanziatori e organizzatori della strage, come riconosceranno anche i giudici.
"Possiamo ritenere fondata l'idea - scrive la Corte d'Assise - e la figura di Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo, che all'attuazione della strage contribuirono in modi non definiti Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in D'Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo". Per arrivare ai mandanti, al cosiddetto "secondo livello" la Procura generale ha seguito i soldi che servirono a finanziare l'attentato alla stazione, quelli distratti dal fallimento del Banco Ambrosiano da parte di Gelli e Ortolani. "È stata ritenuta plausibile - scrive sempre la Corte d'Assise - una componente di natura retributiva, nel senso che coloro che parteciparono alla strage di Bologna percepirono un compenso in denaro". Il messaggio del manifesto dei parenti delle vittime per il prossimo anniversario recita così: "45 anni di trame e depistaggi per nascondere la verità. La determinazione dell'associazione dei familiari lo ha impedito". Si è chiuso un cerchio.