Speciale Il delitto di Garlasco
I NUOVI SVILUPPI

Sistema Pavia, ai pm Venditti e Mazza contestato peculato per 750mila euro

L'intreccio giudiziario tra le nuove indagini sull'omicidio di Garlasco e i due fascicoli aperti a Brescia

10 Ott 2025 - 22:39

È sempre più complesso l'intreccio giudiziario sull’asse Pavia-Brescia in cui si intersecano tre filoni d’indagine che riportano, almeno sul piano mediatico, al delitto di Garlasco. Dalla nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi a quella bresciana sull'ex procuratore pavese Mario Venditti accusato di aver scagionato, in cambio di soldi, con la prima richiesta di archiviazione del 2017 Andrea Sempio, nuovamente indagato per il delitto. Fino al nuovo fascicolo, sempre a Brescia, ancora a carico di Venditti e del pm Pietro Paolo Mazza, ora a Milano, sul al cosiddetto “sistema Pavia”, per un presunto circuito di scambi di favori tra magistrati, imprenditori, politici e forze dell’ordine. A Venditti e Mazza sarebbe stato contestato un peculato per almeno 750mila euro. Secondo la Procura di Brescia ci sarebbero una decina di auto di grossa cilindrata acquistate con la scusa che sarebbero servite alla Procura ma che i due magistrati avrebbero utilizzato per interessi personali.

La difesa del pm Mazza: "Mai sentito parlare né di 750mila euro, né delle auto"

 "In relazione alle notizie emerse, non abbiamo la più pallida idea: non abbiamo mai sentito parlare né di 750mila euro, né di dieci macchine", ha fatto sapere l'avvocato Massimo Dinoia, legale del pm Pietro Paolo Mazza. "Il decreto di perquisizione, infatti - ha aggiunto - non fa riferimento né ai primi, né alle seconde".

Sempio intercettato prima dell'interrogatorio: "Un maresciallo mi ha chiamato"

 Intanto, negli atti depositati al Riesame di Brescia, vengono riportati dettagli delle presunte "anomalie" evidenziate dalla Gdf di Brescia e Pavia e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. "M'ha chiamato qua un maresciallo dei carabinieri che mi dice: io so che lei aveva già parlato con l'altro, con Sapone. E mi fa: io dovrei passare lì tra mezz'oretta perché devo farle alcune domande", avrebbe detto Sempio, intercettato l'8 febbraio 2017, due giorni prima dell'interrogatorio, parlando con uno dei suoi legali. Per gli investigatori, "non si comprende" in quale "occasione e per quale motivo Sempio aveva già avuto modo di parlare con il Luogotenente Sapone" considerando che "l'invito a rendere interrogatorio, gli veniva notificato solo il pomeriggio". Giuseppe Spoto e Silvio Sapone sono i due ex carabinieri perquisiti il 26 settembre nell'inchiesta bresciana su Venditti, che si interseca con quella per corruzione e peculato che giovedì ha portato a perquisire anche il pm Pietro Paolo Mazza, che fino al 2024 era a Pavia.

Tra l'altro, per gli investigatori, Spoto quel pomeriggio, prima di notificare l'atto, si sarebbe intrattenuto con Sempio "più di un'ora" e potrebbe avergli fatto proprio "alcune domande" a cui faceva riferimento il 37enne nella telefonata. Da un'altra annotazione, poi, sarebbe emerso che le Fiamme Gialle bresciane avrebbero chiesto alla pm Claudia Moregola di poter effettuare "mirati accertamenti bancari" pure sui conti del giudice Fabio Lambertucci, che da gip archiviò 8 anni fa la prima indagine su Sempio, su richiesta di Venditti con l'allora pm Giulia Pezzino, che poi lasciò la magistratura. L'ormai noto appunto del padre dell'indagato recitava: "Venditti gip archivia X 20.30 euro".

Ricostruiti i prelievi di denaro di Sempio e del padre

 Nell'informativa vengono ricostruiti i prelievi cash di Sempio e del padre per 35mila euro tra dicembre 2016 e giugno 2017, ma anche pagamenti dell'ex militare Sapone da "mille euro" al mese per un centro scommesse. Intercettato, il padre di Andrea, alla domanda della moglie su chi fossero "quei signori lì" da "pagare" avrebbe risposto: "Portare i soldi all'avvocato". Per gli investigatori, però, le "modalità prospettate sembrerebbero più vicine all'ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse" piuttosto "che i difensori". Ed è da quel "punto" che il padre avrebbe messo tra le cifre 20 e 30 che gli investigatori desumono che l'ex procuratore pavese avrebbe incassato "20mila o 30mila euro". 

Nel frattempo, nel capitolo corruzione-peculato, la difesa del pm Mazza, col legale Massimo Dinoia, spiega che il magistrato avrebbe comprato nel 2017 in leasing "una Mercedes" per "quasi 45mila euro", avrebbe pagato "le rate ogni mese e poi avrebbe riscattato la macchina nel marzo del 2019 pagando l'ultima rata da 20mila euro". Dopo qualche mese, avrebbe rivenduto l'auto a metà del prezzo a una società dei fratelli D'Arena, titolari della società di intercettazioni Esitel, al centro dell'indagine bresciana.