L'avvocato dell'omicida di Sara Campanella: "Avevo chiesto una perizia psichiatrica, stata negata. Ora auspico che le due famiglie si abbraccino nel dolore". La Procura sequestra la salma: attesa per l'autopsia
"È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l'unica responsabilità è da attribuire allo Stato". A dirlo è l'avvocato Stefano Cultrera, legale del 27enne suicida in carcere a Messina dove era detenuto per il femminicidio di Sara Campanella. "Auspico che le due famiglie, accomunate da un immane dolore di un destino avverso possano trovare la pace terrena in un abbraccio silenzioso di dolore, antefatto ed epilogo di un qualcosa che non sarebbe mai dovuto succedere e che avrebbe potuto essere evitato", aggiunge.
Il 27enne si è ucciso nel carcere di Gazzi: era stato sottoposto ad attenta sorveglianza, revocata 15 giorni fa, perché dai primi giorni della sua detenzione aveva manifestato intenti suicidi. Poi dopo colloqui con psicologi e terapeuti la sua situazione era migliorata, aveva anche ripreso a mangiare dopo un periodo di rifiuto del cibo, ed era tornato a un regime carcerario ordinario in cella con altri detenuti. Sull'accaduto ha aperto un'inchiesta la Procura di Messina. "Avevo chiesto una perizia psichiatrica perché avevo compreso Stefano e i suoi problemi. Mi ero fatto portavoce degli stessi fuori dal carcere e il gip me l'ha negata. Avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite, invece lo Stato dovrà sentirsi responsabile del misfatto", aggiunge l'avvocato Cultrera.
"Con la sua morte, Stefano Argentino ha interrotto bruscamente il percorso giudiziario che avrebbe accertato le sue responsabilità per il femminicidio di Sara Campanella: il gesto lascia spazio solo alla pietà, ma non ferma tuttavia la nostra battaglia. Continueremo a lottare, nella memoria di Sara, per far sì che la sua storia non venga dimenticata", affermano gli avvocati Cettina La Torre, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, legali della famiglia di Sara Campanella. "Il suo sacrificio deve restare un monito per la società, un'occasione per riflettere sulla piaga della violenza sulle donne. È in nome di Sara e di tutte le vittime di femminicidio che chiediamo un impegno sempre maggiore e concreto per prevenire e contrastare questa barbarie", dicono. "È l'epilogo terribile di una storia terribile. Ha deciso lui le sorti di due famiglie. Per noi è un colpo molto doloroso. Non possiamo che essere addolorati in questo momento. Non ci sono parole per descrive i sentimenti che stanno provando i familiari di Sara", afferma l'avvocato La Torre.
La Procura di Messina ha disposto il sequestro della salma di Stefano Argentino. Sarà disposta l'autopsia nell'ambito del fascicolo di inchiesta aperto che al momento è senza ipotesi di reato e senza indagati. Le indagini puntano a fare chiarezza sull'esatta dinamica dell'accaduto. Accertamenti saranno eseguiti anche sulla perizia medica che ha permesso il declassamento del livello di sorveglianza nella struttura penitenziaria di Gazzi nei confronti di Argentino.
Sulla vicenda è intervenuto anche Aldo Di Giacomo, il segretario del sindacato polizia penitenziaria (Spp): "Quella di Stefano Argentino è una tragedia annunciata. Non è purtroppo la prima volta che accade perché le prime settimane di detenzione, specie per giovani che hanno commesso reati di sangue, sono quelli a maggiore rischio. Del resto Argentino aveva già manifestato intenti suicidari dopo l'arresto e per questo aveva bisogno di un controllo costante". E aggiunge: "Con il 51esimo suicidio dall'inizio dell'anno siamo a una media di un suicidio ogni 4 giorni e a 99 morti per 'altre cause', di cui almeno una trentina avvenute in circostanze simili al suicidio o ad atto autolesionistico. Il carcere non può diventare luogo di morte e non può rinunciare al compito di espiazione di pena".
"Purtroppo tutto questo accade nel silenzio di ministero e governo. L'ultima trovata del ministro Nordio di istituire una task force per i suicidi si è rivelata un flop. In oltre vent'anni abbiamo visto troppe task force da parte del ministero, come questa sui suicidi, che sono solo un modo per tentare di dimostrare all'opinione pubblica di fare qualcosa. C'è poco da studiare il fenomeno. C'è da realizzare negli istituti uno sportello di assistenza psicologica e da aumentare il numero di medici, assistenti sociali. Il sovraffollamento e l'assenza di servizi di assistenza psicologica e sanitaria sono le prime cause mentre il costo complessivo di ciascun detenuto per lo Stato sfiora i 150 euro al giorno che non trova riscontro nell'assistenza da garantire", sottolinea il sindacalista.
"La situazione è allarmante e registriamo che sul problema del sovraffollamento delle carceri il ministro Nordio pensa di costruire celle-container che produrrebbero uno spreco di denaro perché oltre 80 milioni di euro potrebbero garantire appena 380 posti-cella che corrisponde più o meno al numero di ingressi in carcere di nuovi detenuti ogni mese. I problemi resteranno gli stessi soprattutto quelli del sovraffollamento che in alcuni istituti è superiore al 130% della disponibilità reale", conclude Di Giacomo.