Al centro dell'inchiesta, che vede coinvolte oltre 70 persone, pressioni sul progetto "Pirellino" e intercettazioni su un "Pgt ombra"
Il nome del sindaco di Milano Beppe Sala compare tra quelli degli indagati nell'inchiesta sull'urbanistica che scuote Palazzo Marino. Lo riporta Il Corriere della Sera, che cita due ipotesi di reato nei suoi confronti: false dichiarazioni e induzione indebita. "Allucinante saperlo dai giornali di essere indagato", ha detto sempre a Il Corriere Beppe Sala. Il fascicolo, che coinvolge 74 persone tra amministratori, architetti e imprenditori, ha già portato a sei richieste di arresti. La Procura ipotizza l'esistenza di un sistema parallelo per la gestione delle pratiche edilizie in città, con favori, pressioni istituzionali e pareri favorevoli ottenuti con modalità definite dai pm "distorte". Le accuse vanno dalla corruzione al falso, dall'abuso edilizio alla lottizzazione abusiva fino all'induzione indebita.
Le contestazioni rivolte al primo cittadino riguardano in particolare due aspetti. Il primo riguarda presunte false dichiarazioni rilasciate da Sala in merito alla nomina di Giuseppe Marinoni alla presidenza della Commissione Paesaggio: il sindaco avrebbe attestato l'assenza di conflitti d'interesse, anche se in realtà ne sarebbe stato invece al corrente. Il secondo capo d'accusa fa riferimento a un'ipotetica induzione indebita, che avrebbe visto Sala coinvolto in pressioni per far ottenere un parere favorevole condizionato al progetto noto come "Pirellino", in collaborazione con l'assessore Tancredi e l'architetto Stefano Boeri. Secondo la ricostruzione della Procura, Sala sarebbe stato in sintonia con i vertici dell'operazione, fornendo copertura istituzionale all'intervento.
Il sindaco Beppe Sala ha respinto con fermezza ogni accusa: "Allucinante apprendere da un giornale di essere indagato… non ho mai avuto il numero di Marinoni", ha dichiarato. Ha poi aggiunto che l’Amministrazione comunale "non si riconosce nella lettura che viene data della vicenda". Sulla vicenda Pirellino ha dichiarato: "L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare". Sulla nomina di Marinoni, il sindaco ha precisato che "la composizione della Commissione Paesaggio viene gestita da un'apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo". Sala ha inoltre ricordato che l’amministrazione ha modificato le procedure urbanistiche dopo le prime indagini della Procura: "Gli ultimi accadimenti dovranno essere compresi e valutati perché non venga vanificato il prezioso percorso intrapreso". Al momento, non sono previsti passi indietro da parte sua, anche se ha ammesso di voler attendere un quadro più chiaro prima di decidere eventuali iniziative future.
Dagli atti dell'inchiesta emergono chat, email e messaggi WhatsApp che raccontano di un sistema definito "Pgt ombra", un piano alternativo al Piano di Governo del Territorio ufficiale, lo strumento urbanistico che regola l'espansione e la trasformazione della città. Questo piano parallelo sarebbe stato utilizzato per agevolare l'approvazione di interventi immobiliari non sempre in linea con la normativa. In un messaggio del 23 maggio 2023, Marinoni scriveva: "Stiamo attuando un Pgt ombra e con alte parcelle". A confermare l'esistenza di questa rete parallela anche un messaggio dell'allora assessore Tancredi, che affermava: "Avremo lavori per il prossimo lustro". Gli inquirenti leggono in questi contenuti la prova di un asservimento sistemico dell'amministrazione a interessi immobiliari privati, attraverso un linguaggio diretto e privo di ambiguità. Le conversazioni suggeriscono un rapporto stretto tra i protagonisti dell'inchiesta e i vertici comunali, compreso il sindaco.
Il progetto del "Pirellino" - l'ex sede dei Servizi Tecnici Comunali in via Melchiorre Gioia - è diventato simbolo delle presunte distorsioni del sistema. La nuova Torre Botanica, progettata da Stefano Boeri e destinata a diventare un landmark architettonico, inizialmente aveva ricevuto un parere negativo dalla Commissione Paesaggio. Tuttavia, secondo gli inquirenti, Boeri inviò un messaggio diretto a Sala: "Bisogna che Beppe convochi Marinoni… io ho sentito anche Beppe". Il giorno seguente, la Commissione emise un parere favorevole condizionato, che di fatto sbloccava l'iter del progetto. La Procura ritiene che questa sequenza dimostri una pressione politica sistemica e coordinata per ottenere l'approvazione di interventi urbanistici rilevanti, con l'appoggio di figure istituzionali.
Secondo gli inquirenti, la svolta nella vicenda del Pirellino sarebbe arrivata grazie a un pressing congiunto esercitato da figure politiche e tecniche dell'amministrazione comunale. A subire le presunte pressioni fu Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio, chiamato a riesaminare un progetto che in precedenza aveva ricevuto un parere negativo. Le intercettazioni svelano un contesto in cui Boeri, Tancredi e, indirettamente, anche Sala si sarebbero mossi per far cambiare orientamento alla Commissione. La Procura ipotizza che il sindaco fosse a conoscenza dell'intervento, tanto da suggerire a Boeri di sollecitare personalmente Marinoni. Questo passaggio è ritenuto cruciale per dimostrare l'induzione indebita contestata a Sala.
L'edificio noto come "Pirellino", ex sede dei Servizi Tecnici Comunali in via Melchiorre Gioia, fu venduto dal Comune di Milano alla società immobiliare Coima, guidata da Manfredi Catella. L'obiettivo della vendita era quello di favorire la riqualificazione dell'area con un nuovo progetto, chiamato "Torre Botanica", che prevedeva inizialmente una torre residenziale di grande impatto visivo. Tuttavia, il piano fu bocciato dalla Commissione Paesaggio per motivi urbanistici e paesaggistici, in particolare per l'altezza dell'edificio e la sua coerenza con il contesto. Coima ha quindi riformulato il progetto, eliminando la componente residenziale e puntando su una struttura a uso uffici. La Procura ritiene però che i favori istituzionali - legati a pareri, velocizzazione delle pratiche e modifiche volumetriche - siano avvenuti già nella fase precedente alla vendita e alla nuova proposta, configurando un rapporto privilegiato tra soggetto pubblico e privato che merita ulteriori approfondimenti.
Tra gli indagati emergono figure centrali nella gestione urbanistica milanese degli ultimi anni. Giancarlo Tancredi, oggi assessore alla Rigenerazione Urbana, era all'epoca dei fatti dirigente comunale con ampie deleghe sugli interventi edilizi. Marinoni, presidente della Commissione Paesaggio, è indicato come snodo chiave tra amministrazione e mondo immobiliare. Stefano Boeri, noto architetto, avrebbe esercitato un'influenza determinante su progetti strategici. Manfredi Catella, imprenditore e Ceo di Coima, è coinvolto per il ruolo della sua società nella trasformazione urbana. Completano il quadro altri professionisti come Alessandro Scandurra, progettista, Andrea Bezziccheri, immobiliarista, e Federico Pella, manager tecnico. Tutti sono accusati a vario titolo di aver favorito un sistema che, secondo la Procura, puntava a massimizzare i vantaggi per le imprese a scapito della trasparenza amministrativa.
L'indagine, coordinata dal pool dell'aggiunta Tiziana Siciliano, ha già portato a sei richieste di misure cautelari: Tancredi e Catella rischiano i domiciliari, mentre per altri quattro indagati è stato richiesto il carcere. Il quadro delineato dagli inquirenti descrive un sistema di "speculazione edilizia selvaggia" che avrebbe operato indisturbato per anni, condizionando lo skyline e lo sviluppo urbanistico di Milano. Le accuse includono corruzione, falso e induzione indebita. Tra i nomi coinvolti figurano anche l'archistar Stefano Boeri, il progettista Alessandro Scandurra, l'immobiliarista Andrea Bezziccheri e Federico Pella, manager della società di ingegneria J+S. Secondo la Procura, i meccanismi corruttivi si fondavano sull'emissione di pareri favorevoli in cambio di alte parcelle professionali, una modalità che avrebbe compromesso la trasparenza delle procedure.
Il sindaco Beppe Sala, prima della notizia della propria iscrizione nel registro degli indagati, aveva respinto con fermezza ogni accusa: "Non ho mai avuto il numero di Marinoni", ha dichiarato. Ha poi aggiunto che l'Amministrazione comunale "non si riconosce nella lettura che viene data della vicenda". La notizia dell'indagine ha però acceso il dibattito politico: il centrodestra ha chiesto le dimissioni immediate del sindaco, definendo lo scenario "inaccettabile" e sostenendo che la giunta abbia perso credibilità. Il Partito Democratico e i sostenitori del sindaco difendono invece il suo operato, chiedendo che si attendano gli sviluppi giudiziari prima di trarre conclusioni politiche. Gli interrogatori degli indagati sono previsti per il 23 luglio: sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere sulla concessione delle misure cautelari richieste. Il 23 luglio rappresenta il passaggio cruciale: le decisioni del gip sulle richieste cautelari potrebbero determinare il futuro dell'amministrazione comunale e ridefinire il panorama politico cittadino.