A "Quarto Grado" il racconto di Francesco Marchetto, il carabiniere che aveva indagato sul delitto di Chiara Poggi
© Da video
Mentre si cerca di capire se effettivamente possa esserci una svolta nel caso del delitto di Garlasco per via del Dna di un uomo ignoto trovato in un tampone nella bocca di Chiara Poggi, "Quarto Grado" continua ad approfondire il caso e raccoglie la testimonianza di Francesco Marchetto, l'ex maresciallo che aveva indagato sul delitto di Chiara. L'uomo spiega anche le ragioni per cui aveva deciso di non sequestrare la bicicletta nel magazzino della famiglia Stasi.
"Non l'ho sequestrata per un semplice motivo: perché sono andato a vedere questa bicicletta con in mano il verbale, ho raffrontato il verbale e questa non corrispondeva per un paio di particolari che ho menzionato, al rientro in caserma, nella notazione di Polizia Giudiziaria al rientro in caserma", spiega l'ex maresciallo ai microfoni del programma di Rete 4. E aggiunge: "Partiamo pure con il presupposto che comunque è colpa mia, ma perché il giorno 25 nessuno ha alzato il c**o dalla sedia ed è andato a rivedere la bicicletta nera sulla base delle nuove dichiarazioni?"
"Col senno di poi, potessi tornare indietro, la bicicletta me la metterei in ordine sotto il letto e, vedendo quello che mi è successo per quella bicicletta, non parlerei più con l'avvocato Tizzoni", conclude Francesco Marchetto.