Saranno sottoposti a test tutti i profili di chi ha avuto contatti con il cadavere. Si indaga su una possibile contaminazione e riemerge la polemica sulla garza non sterile
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Un Dna maschile sconosciuto, trovato nel cavo orale di Chiara Poggi, riaccende il caso Garlasco. Le analisi genetiche confermano la presenza di un profilo non attribuibile né ad Alberto Stasi né ad Andrea Sempio. Ora si passa alla fase successiva: confrontare quel Dna con almeno 30 persone che hanno avuto contatti con il corpo, inclusi i tecnici della riesumazione. Ma nel frattempo si infiamma la polemica sull'uso di una garza non sterile durante l'autopsia.
Il profilo maschile "ignoto 3", isolato nel cavo orofaringeo della giovane vittima, ha fatto scattare nuovi accertamenti. Dopo l'incidente probatorio disposto nell'ambito della nuova inchiesta sull'omicidio, i risultati delle analisi hanno confermato la presenza di materiale genetico diverso da quello delle persone già indagate. Uno dei profili è risultato compatibile con l'assistente del medico legale Mario Ballardini. L'altro, invece, resta senza un nome. Si tratta di una traccia ridotta, ma sufficiente a sollevare interrogativi pesanti sull'origine e il momento della sua comparsa.
Gli inquirenti sono ora chiamati a stabilire se quel Dna possa rappresentare una nuova pista investigativa oppure se si tratti di una contaminazione avvenuta dopo la morte della ragazza. Un'ipotesi che non è affatto remota, considerando che i prelievi furono eseguiti con una garza, e non con un tampone orale, come previsto dalle buone pratiche. Luciano Garofano, ex comandante dei Ris e consulente della difesa, ha definito quella garza un mezzo inadatto: "Poteva contenere residui genetici di più persone". Secondo il genetista, la modalità di raccolta avrebbe potuto compromettere i risultati.
Al centro della polemica è finita la scelta tecnica effettuata durante l'autopsia: invece di utilizzare tamponi sterili, è stata usata una garza di stoffa. La dottoressa Denise Albani, genetista nominata dal gip, ha annunciato che chiederà chiarimenti sul motivo della scelta e sulle persone presenti al momento del prelievo. L'uso della garza, secondo gli esperti, potrebbe aver introdotto materiale genetico estraneo, rendendo difficile distinguere tra una traccia significativa e una contaminazione accidentale. La mancanza di protocolli rigorosi ha sollevato dubbi sull'intera procedura di raccolta.
Le comparazioni del Dna saranno effettuate su almeno trenta persone. Si tratta di soggetti che hanno avuto accesso diretto alla scena del crimine o al cadavere di Chiara Poggi: medici legali, tecnici della scientifica, soccorritori e personale che ha partecipato alla riesumazione. L'obiettivo è duplice: escludere ogni contaminazione ambientale e verificare se tra questi individui si nasconde il portatore del profilo genetico sconosciuto. Il confronto con i campioni già raccolti, oltre ai nuovi prelievi, potrebbe fornire risposte decisive.
Fino a questo momento, i test genetici non hanno fornito collegamenti con Alberto Stasi, già condannato per l'omicidio, né con Andrea Sempio, indagato in passato. I loro profili genetici risultano completamente diversi da quello denominato "ignoto 3". Questo risultato rafforza l'ipotesi che si tratti di un soggetto mai preso in considerazione prima, o di una contaminazione dovuta a negligenze procedurali. Gli esiti delle prossime settimane, con i confronti in corso, potranno chiarire se il caso Garlasco debba essere riaperto completamente o se si tratta di un falso allarme tecnico.