Speciale Il caso Giulia Cecchettin
"MA LA RICORDO COL SORRISO"

Due anni dall'omicidio di Giulia Cecchettin, il padre Gino: "Il dolore non passa, la società è ancora patriarcale"

"La rinuncia all'Appello? Altri anni di processo sarebbero stati pesanti, non avrebbero portato a nulla di concreto", spiega

11 Nov 2025 - 07:56
 © Ansa

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Sono passati esattamente due anni dall'omicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne di Vigonovo scomparsa l'11 novembre 2023 e ritrovata senza vita pochi giorni dopo. Per il delitto è stato condannato all'ergastolo il reo confesso Filippo Turetta. "Il tempo a volte scorre piano, altre scorre veloce. Non saprei definire il tempo. Ma questi due anni li ho passati nel dolore", dice Gino Cecchettin, padre di Giulia, che ha dato origine a una Fondazione - intitolata alla figlia - contro la violenza di genere.

La rinuncia all'Appello

 Turetta ha rinunciato a ricorrere contro la sentenza che lo ha condannato all'ergastolo. Rinuncia all'Appello condivisa anche dalla Procura generale di Venezia. "Cercare la giustizia a tutti i costi viene d'istinto. Ma ci sono dolori che non si allevieranno mai, con nessun tipo di pena", dice Cecchettin alla Stampa. "Ostinarsi, come sarebbe giusto, per chiedere il riconoscimento degli atti persecutori e della crudeltà significherebbe continuare a combattere. Ma, poi, per cosa?", si chiede. "C'è già stata una sentenza di condanna all'ergastolo. E allora a volte bisogna avere un po' di razionalità, per decidere di usare le energie per quello che serve davvero, e non per un riconoscimento che sarebbe solo un esercizio di giurisprudenza. Proseguire con altri due o tre anni di processo non porterebbe a nulla di concreto, e invece per me sarebbe molto pesante. Preferisco rimanere collegato alle cose che creano valore", spiega.

I due anni senza Giulia

 "Abbiamo i nostri momenti di dolore. Ma spesso, quando parliamo di Giulia, lo facciamo con il sorriso sulla bocca. Perché Giulia ci ha dato tanto, ci ha dato tante gioie. Era una persona che curava e noi abbiamo il dovere di ricordarla con uno spirito di felicità, perché è questo il modo giusto di vedere le cose - dice Cecchettin -. "Siamo addolorati per quello che abbiamo perso, ma grati per quello che Giulia ci ha dato". Come sono stati questi due anni senza Giulia? "Mi sembra ieri che potevo parlare con lei, e invece sono già passati due anni. Ogni giorno ha la sua dose di dolore, a volte molto intenso. Però c'è anche la felicità per avere vissuto con lei".

La società patriarcale

 Elena, la figlia di Gino, ha spesso parlato di patriarcato. "Che società è la nostra? Ancora patriarcale, lo raccontano i fatti di cronaca. È un concetto radicato nel linguaggio, negli stereotipi sessisti e negli usi delle persone", afferma Cecchettin. "Dal punto di vista legislativo si è fatto abbastanza, ma l'humus educativo della nostra società fatica a distaccarsi dal modello del maschio dominatore", aggiunge. E nella magistratura, cosa si può - o si deve - cambiare? "Faccio mie le parole di esimi procuratori e presidenti di tribunali: servirebbe fare formazione anche negli ambienti della magistratura. Perché i tempi sono cambiati ed è importante adeguarsi a una società che cambia. Non si può ragionare con gli stessi modelli del secolo scorso. Serve un passo diverso nel linguaggio, nella considerazione di certi reati e nell'applicazione delle pene".

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