rigettato il ricorso della procura

Delitto Garlasco, Alberto Stasi rimane in semilibertà | Non si può trovare il Dna dell'assassino sull'"impronta 10"

Lo ha deciso la Cassazione che in questo modo rigetta il ricorso dalla Procura generale contro l'ordinanza che aveva concesso la misura alternativa all'unico condannato, in via definitiva, per l'omicidio di Chiara Poggi

01 Lug 2025 - 21:25

Alberto Stasi resta in semilibertà. I giudici della Cassazione hanno "rigettato il ricorso proposto dalla Procura generale della Corte di appello di Milano contro l'ordinanza del 9 aprile 2025, con cui il Tribunale di sorveglianza ha concesso la misura alternativa della semilibertà a Stasi". Il 41enne è stato condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio dell'ex fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.

Dopo l'udienza del 9 aprile a Milano, il Tribunale di Sorveglianza, due giorni dopo, aveva depositato l'ordinanza con cui aveva ammesso Stasi al regime della semilibertà. Dal 28 aprile, da quando il provvedimento della Sorveglianza è diventato poi effettivo, Stasi può uscire dal carcere la mattina, ad un preciso orario indicato nelle prescrizioni, e deve rientrare la sera, potendo restare fuori più di dodici ore in totale e non solo per lavorare, anche per svago e altri impegni.

Semilibertà ora confermata con la decisione della Cassazione, che ha respinto il ricorso della Procura generale milanese. I giudici della Sorveglianza, tra le altre cose, nell'ordinanza avevano citato le relazioni positive dell'equipe del carcere di Bollate e avevano spiegato che il 41enne, ex bocconiano e in carcere da dieci anni dopo la sentenza definitiva del 2015, anche se si è sempre proclamato innocente, ha tenuto "un comportamento in linea con l'accettazione della condanna". E "ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso" la vittima. Nessun problema, per i giudici milanesi, nemmeno per quell'intervista in tv durante un permesso premio.

"Non si può trovare il Dna sulle impronte"

 Dalle prime analisi, nel maxi incidente probatorio in corso sul caso di Garlasco, sulle campionature dei trenta fogli di acetato, contenenti una cinquantina di impronte, non sarebbe stato trovato materiale sufficiente per estrarre profili di Dna comparabili. Nemmeno nell'impronta 10, quella ormai nota sulla porta di ingresso, che veniva considerato dagli investigatori la presunta "mano sporca" del killer. Lo si è appreso dalle prime verifiche effettuate dai consulenti delle parti sui dati messi a disposizione in giornata.

Da quanto si è saputo, in merito ai dati messi a disposizione dai periti ai consulenti delle parti, non risulta che possa essere estratto del Dna, poi utile per comparazioni, dagli acetati, ossia dai fogli che hanno conservato le tracce delle impronte repertate nell'abitazione dei Poggi. Fogli che sono stati recuperati dopo che sono passati 18 anni dall'omicidio, con annesso il tema della conservazione. Da quanto si è appreso, solo un paio, massimo tre, fogli di acetato presentavano del materiale che pareva utile per estrazioni di profili genetici, ma comunque in quantità troppo bassa per le comparazioni.

In sostanza, stando a quanto riferito, i kit di estrazione di materiale genetico dalle campionature hanno un range che arriva fino a mille, come valore, e in questo caso i valori erano fermi anche allo 0,1. Primi esiti che, comunque, da quanto si è saputo, dovranno essere sottoposti a ulteriori verifiche con "caratterizzazioni", ossia con ulteriori tentativi più specifici di andare a trovare Dna. Allo stato, tuttavia, la probabilità di successo sembra davvero bassa.

Primi esiti che si aggiungono, poi, a quelli sui tracciati dei Dna trovati nei reperti della spazzatura, che appartengono o a Chiara Poggi o ad Alberto Stasi. Nessuno ad Andrea Sempio, il nuovo indagato per omicidio. Inoltre, sull'ormai nota impronta 10, che non apparterrebbe, secondo una consulenza dattiloscopica dei pm, né a Stasi né a Sempio, i primi test non avevano evidenziato nemmeno tracce di sangue. Analisi che saranno, comunque, ripetute. Mancano ancora, poi, quattro fogli di acetati su cui effettuare campionature sempre alla ricerca di materiale genetico.

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