IL CASO

Indossò a Predappio la t-shirt "Auschwitzland", militante di destra di nuovo assolta

Dopo l'annullamento della Cassazione, il Tribunale di Forlì ha confermato l'iniziale sentenza "perché il fatto non sussiste". Il legale: "Quella maglietta non propaganda messaggi di superiorità razziale"

24 Lug 2025 - 17:33
 © Pinterest

© Pinterest

Il Tribunale di Forlì ha di nuovo assolto, stavolta "perché il fatto non sussiste", Selene Ticchi, ex militante di Forza Nuova e ora nel Movimento nazionale Rete dei patrioti, che il 28 ottobre 2018 indossò la maglietta con la scritta "Auschwitzland" durante il raduno dei "nostalgici" a Predappio (Forlì-Cesena), in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma.

La maglietta - La t-shirt indossata da Ticchi era nera con la scritta bianca "Auschwitzland", con caratteri che richiamavano la scritta Disneyland. Sullo sfondo, un lager nazista. La militante di destra era stata querelata dal Museo di Auschwitz, che definì la maglietta "una provocazione orribile che irride l'ex campo di sterminio nazista".

La prima assoluzione - Per Ticchi, assistita dal marito, l'avvocato Daniele D'Urso, si tratta della seconda assoluzione da parte del Tribunale di Forlì. "La prima volta era stata assolta per la violazione della legge Mancino", spiega il legale. Il pm, allora, aveva chiesto una condanna a 9 mesi e 600 euro di multa. "Poi dopo il ricorso della Procura di Forlì, la Cassazione annullò senza rinvio la sentenza di assoluzione", perché il fatto era diverso da come contestato dal pm. Non quindi in violazione della legge Mancino, ma dell'articolo 604 bis.

Le accuse - Ticchi è quindi tornata a processo per la presunta violazione dell'articolo 604 bis, lettera "a", che punisce chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico oppure istiga a commettere, o commette, atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Alla donna è stata contestata anche l'istigazione e l'incitamento, fondato sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra.

La seconda assoluzione - La Procura di Forlì ha quindi aperto un nuovo fascicolo per la presunta violazione dell'articolo 604 bis e poi ha presentato richiesta di decreto penale di condanna nei confronti di Ticchi, che si era opposta. Da qui il nuovo processo davanti al Tribunale collegiale, e ora la seconda assoluzione. "Ci sono voluti sei anni - afferma D'Urso - per stabilire che quella maglietta non propagandava messaggi di superiorità razziale".

Ti potrebbe interessare

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri