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Semilibertà ai vertici ThyssenKrupp, la madre di una vittima: "E' l'ennesima presa in giro" | Il pg: "Mai abbassato la guardia"

Una delegazione di parenti si è recata davanti al tribunale di Torino per protesta. Un sopravvissuto: "Eʼ vergognoso"

"Ci vergogniamo dell'Italia e della Germania, non possono zittirci". Rosina Platì, mamma di una delle vittime del rogo della ThyssenKrupp a Torino nel 2007, attacca le istituzioni dopo la semilibertà concessa dalle autorità tedesche ai due manager condannati in Italia, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz. "Quando hanno concesso l'estradizione dovevano farsi assicurare che sarebbero andati in carcere. E' l'ennesima presa in giro da parte di tutti".

Arrabbiata della decisione anche Laura Rodinò, sorella di un'altra delle sette vittime, che si è recata davanti al tribunale di Torino per incontrare, insieme a una delegazione di parenti, il procuratore generale Francesco Saluzzo. "Qui davanti - ha detto - non dovrebbero esserci solo i giornalisti ma tutta la Regione, le istituzioni e soprattutto gli operai che sono vivi. Non ho visto nessuno. Se non basta quello che facciamo qui, andremo ancora a Roma".

 

"Sono basito - è il commento di Antonio Boccuzzi, un operaio sopravvissuto -. Devono ancora inventare un aggettivo per esprimere le sensazioni che sto provando ora. La notizia è inattesa quanto vergognosa". Boccuzzi osserva che "cinque anni (il massimo della pena prevista in Germania per l'omicidio colposo, ndr) erano pochi, ma almeno erano qualcosa mentre questa concessione è pazzesca, incredibile, discutibile. Mi hanno insegnato che le sentenze e le decisioni del tribunale non si discutono. Credo però che sia arrivato il momento di iniziare a discuterle, altrimenti non vale più niente. In questo processo non c'è più nulla di normale".

 

La triste vicenda del rogo alla Thyssenkrupp

 

Ai parenti il pg Saluzzo ha spiegato: "Non siamo mai stati con le mani in mano. Se siamo arrivati a questo risultato è perché non abbiamo mai abbassato la guardia, ma non potevamo incidere perché si tratta di uno Stato estero. Anche il ministero italiano ciò che poteva fare, lo ha fatto". Il procuratore ha poi sottolineato che "la decisione viene da altri e non c'era nessuna possibilità di far eseguire la pena ai due in Italia. A un'esecuzione siamo comunque arrivati. So che siete delusi e più addolorati di prima, ma volevo illustrarvi la situazione, ed è questa e non c'è rimedio".

 

I famigliari delle vittime hanno anche contestato il fatto che i manager della Thyssen siano stati condannati per un reato colposo e non doloso: "Sono assolutamente convinto che fosse un reato doloso - ha risposto Saluzzo -, ma in Italia siamo in uno stato di diritto, dove il giudice ha stabilito che non lo era".

 

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