cadavere smembrato

Ucciso e fatto a pezzi a Spoleto, fermato un 33enne ucraino: decisive testimonianze e telecamere

Il corpo del 21enne trovato in un sacco vicino ai binari. In carcere un ex collega della vittima: gli investigatori cercano ancora parti mancanti del cadavere e indagano sul movente

25 Set 2025 - 09:13
 © Ansa

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Un fermo per omicidio e occultamento di cadavere ha segnato la svolta nelle indagini sul delitto che ha sconvolto Spoleto. La vittima è Sagor Bala, 21 anni, originario del Bangladesh, scomparso da diversi giorni e ritrovato smembrato in un sacco nero nei pressi della linea ferroviaria. L'uomo fermato è Dmytro Shuryn, 32 anni, cittadino ucraino, rinchiuso nel carcere di Spoleto con l'accusa di omicidio volontario, distruzione e soppressione di cadavere. Un'indagine complessa che si è avvalsa di testimonianze e filmati di videosorveglianza, ritenuti "riscontri univoci" dalla Procura. Restano da chiarire le motivazioni del gesto e soprattutto da individuare le parti mancanti del corpo. 

Il ritrovamento del cadavere e i primi sospetti

 Il cadavere del giovane è stato rinvenuto il 24 settembre all'interno di un sacco nero, tra via XIV Giugno e via Primo Maggio, in una zona di confine fra un giardino pubblico e la linea ferroviaria. Accanto al sacco è stata trovata anche la sua bicicletta elettrica, particolare che ha permesso una rapida identificazione. Le prime perquisizioni hanno interessato l'abitazione e la cantina di Shuryn, subito poste sotto sequestro, insieme alla sua automobile. Le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate fin dall'inizio sull'ucraino, con cui Bala aveva avuto rapporti di lavoro e conoscenza.

Il profilo della vittima e i legami con l'indagato

 Sagor Bala, conosciuto con il soprannome di "Obi", viveva in un centro di accoglienza e lavorava come aiuto cuoco. Era scomparso il 18 settembre, senza dare più notizie né presentarsi al lavoro. Le testimonianze raccolte hanno ricostruito le sue ultime ore: diversi residenti lo avrebbero visto in piazza Garibaldi a Spoleto, poco prima di sparire. Shuryn e la vittima avevano lavorato nello stesso locale di ristorazione fino a qualche mese fa e il giorno della scomparsa l'ucraino si sarebbe offerto di aiutarlo nella compilazione di alcuni documenti. Questo elemento, unito alla conoscenza diretta tra i due, ha rafforzato i sospetti degli investigatori.

Telecamere e testimonianze decisive per il fermo

 La svolta nelle indagini è arrivata grazie alle dichiarazioni dei conoscenti della vittima e dei vicini dell'indagato, definite "decisive" dal procuratore Claudio Cicchella. Parallelamente, un ruolo fondamentale è stato giocato dalle immagini estrapolate dagli impianti di videosorveglianza pubblici e privati, installati nelle zone limitrofe al luogo del ritrovamento. Secondo gli inquirenti, i filmati hanno fornito riscontri univoci sulla presenza e sui movimenti sospetti di Shuryn. Questi elementi hanno consentito di consolidare le accuse e di disporre il fermo, eseguito dai carabinieri della Compagnia di Spoleto con il supporto della sezione di polizia giudiziaria della Procura.

Le contestazioni della Procura e la posizione di Shuryn

 Il fermo di Dmytro Shuryn è stato disposto con l'accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, aggravata dalla distruzione e soppressione di parti del corpo. L'ucraino, al momento della cattura, non ha reso dichiarazioni spontanee. In una precedente audizione come indagato, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti hanno sequestrato diversi dispositivi, tra cui il suo cellulare, ora sottoposto ad analisi per verificare eventuali spostamenti, messaggi e contatti avuti nei giorni della scomparsa di Bala. Le indagini proseguono con l'obiettivo di ricostruire nel dettaglio la dinamica del delitto e di chiarire le circostanze che hanno portato all'omicidio.

Indagini in corso: movente da chiarire e corpo da ricomporre

 Al momento, il movente resta oscuro. Le ipotesi vagliate non hanno ancora trovato conferme definitive. Gli inquirenti ritengono che ulteriori riscontri possano emergere dall'esame dei dispositivi sequestrati e da nuove testimonianze. Restano anche da rintracciare le parti mancanti del corpo del giovane, un aspetto centrale per completare l'indagine medico-legale e rafforzare l'impianto accusatorio. Il fermo rappresenta una tappa significativa, ma la Procura continua a indagare per ricostruire l'intera vicenda e dare piena chiarezza a una comunità scossa dall'atroce delitto.

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