Il ministro: "Necessario rivedere un processo se emergono prove che dimostrano l'innocenza di un condannato". I legali di Sempio: "Ha ragione, prima di una nuova indagine provare l'innocenza di Stasi"
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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è tornato a commentare il caso Garlasco definendo "estremamente difficile" ricostruire la responsabilità di una persona a distanza di molti anni dai fatti. Nordio ha richiamato l’importanza di riesaminare un processo quando emergono nuove prove che possano dimostrare l’innocenza di un condannato, sottolineando i rischi di un “doppio errore giudiziario” in assenza di certezze.
Nel suo intervento nel corso di una trasmissione televisiva, il ministro ha messo in guardia sulla complessità delle indagini tardive. "Ricostruire la responsabilità di una persona dopo venti o trent'anni è una cosa estremamente difficile – ha dichiarato –. Le prove chimiche o biologiche, come quelle del Dna, non sono di facilissima ricostruzione e rischiano di perdere valore nel tempo". Quindi ha ribadito che la revisione dei processi è un atto dovuto quando emergono elementi nuovi e determinanti. "Dal mio punto di vista è sempre necessario rivedere un processo dove c'è una persona condannata se emergono nuove prove che dimostrano la sua innocenza”, ha detto.
"Non è mai abbastanza tardi per rimediare un errore giudiziario - ha spiegato Nordio -. Mentre per trovare un responsabile di un reato commesso molti anni addietro, le indagini sono molto difficili. E addirittura passato un certo periodo di tempo, bisogna anche rendersi conto che la giustizia non è più in grado di ricostruire la verità. In questo caso noi ci troviamo di fronte a una situazione paradossale. O è vera la prima indagine, e allora in questo secondo momento c'è una persona che sta subendo una indagine costosissima in termini umani, finanziari e di immagine che gli rovinerà la vita. Oppure è vera la seconda ipotesi e allora quel poveretto che è stato incarcerato per dieci anni - se fosse in ipotesi innocente - ha subito un'ingiustizia colossale".
Dichiarazioni su cui concordano gli avvocati Liborio Cataliotti e Angela Taccia, difensori di Andrea Sempio, indagato per la morte di Chiara Poggi. "Come difensori di Andrea Sempio - scrivono in una nota - non solo per il debito rispetto che serbiamo nei confronti dell'istituzione che rappresenta, ma anche e soprattutto nel merito, condividiamo le dichiarazioni promananti dal ministro Nordio, che, pur senza entrare nel merito delle prove processuali, ha bene scisso i due piani: il giudicato formatosi a carico di Alberto Stasi e la nuova indagine. Solo una previa rivalutazione del primo, fondata su prove di innocenza, potrebbe anche razionalmente e non solo giuridicamente, giustificare una nuova indagine, vieppiù - concludono i due legali - in relazione a un reato che quel giudicato ha ritenuto mono soggettivo, cioè commesso da una sola persona".