Ricostruito l’intero commando responsabile del rapimento avvenuto a San Giorgio a Cremano. Accertato anche il ruolo dell’indagato già fermato il giorno del rapimento
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La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Napoli hanno arrestato gli ultimi due componenti del gruppo ritenuto responsabile del sequestro a scopo di estorsione del 15enne rapito l’8 aprile 2025 a San Giorgio a Cremano. Il ragazzo, figlio di un imprenditore titolare di un autolavaggio, era stato afferrato in strada e trascinato a bordo di un furgone da tre uomini mascherati, che avevano poi richiesto un riscatto di un milione e mezzo di euro mai pagato. Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno permesso di ricostruire l’intera dinamica del rapimento, individuando nel tempo tutti i presunti componenti del commando e delineando ulteriori profili investigativi relativi al nucleo familiare della vittima.
Il sequestro si è consumato la mattina dell’8 aprile 2025, quando il 15enne è stato bloccato da tre uomini travisati e costretto a salire su un furgone. Il giovane è stato trasferito in un’abitazione del quartiere Barra di Napoli, dove è rimasto legato mani e piedi, con un cappuccio sulla testa, per circa otto ore. Nel corso della prigionia i sequestratori hanno contattato il padre del ragazzo, formulando una richiesta di riscatto che non è stata soddisfatta. Il giovane è stato poi liberato nei pressi dello svincolo della tangenziale di Licola, dove è stato ritrovato dopo l’allarme lanciato dalla famiglia.
Gli ultimi due presunti componenti della banda sono i cugini Renato e Giovanni Franco, di 28 e 25 anni. Entrambi sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione. Le fonti investigative ritengono che il primo, già noto alle forze dell’ordine e ritenuto vicino al clan Attanasio, avesse un ruolo operativo e decisionale nell’organizzazione del rapimento, mentre al secondo sarebbe contestata la partecipazione attiva al sequestro, ricostruita attraverso i riscontri ottenuti durante l’indagine.
Il terzo componente del commando, Amaral Pacheco De Oliveira, era stato individuato e arrestato il giorno stesso del rapimento grazie al monitoraggio delle comunicazioni tra i sequestratori. Gli investigatori avevano intercettato gli scambi telefonici utilizzati per contattare il padre del 15enne e per coordinare le fasi successive del sequestro. L’uomo è stato bloccato nei pressi di un hotel di Pozzuoli, luogo in cui avrebbe dovuto incontrare un complice. Al momento dell’arresto aveva con sé il cellulare utilizzato per le richieste di riscatto e per le comunicazioni interne al gruppo.
Secondo quanto ricostruito dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza, il presunto organizzatore del sequestro, Renato Franco, avrebbe cercato di condizionare Pacheco De Oliveira affinché non collaborasse con gli inquirenti. Gli investigatori avrebbero documentato un tentativo di silenziare il complice tramite consegne di denaro alla sua compagna e il pagamento dell’assistenza legale. Il quadro raccolto dagli inquirenti iscrivirebbe questa condotta in un contesto di pressione interna al gruppo, aggravata dai collegamenti del presunto organizzatore con ambienti della criminalità locale.
Nel corso delle attività investigative è emersa un’ulteriore contestazione a carico del padre del giovane, inserito nel registro degli indagati con l’accusa di riciclaggio aggravato. L’iscrizione è avvenuta il 16 luglio 2025, in seguito a una perquisizione disposta dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla Squadra Mobile e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. Secondo quanto riferito dalle fonti ufficiali, l’indagine sul genitore è collegata ad accertamenti economici paralleli avviati durante la ricostruzione del sequestro, senza al momento ulteriori dettagli resi noti.
L’intera operazione è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con un lavoro congiunto tra la Squadra Mobile e gli specialisti del Nucleo Pef della Guardia di Finanza. L’indagine ha permesso di arrivare rapidamente all’identificazione dei responsabili, grazie al monitoraggio delle comunicazioni dei sequestratori e alle attività di sorveglianza eseguite subito dopo il rapimento. Gli investigatori hanno seguito ogni fase della ricostruzione, fino agli arresti più recenti che hanno completato il quadro delle responsabilità ipotizzate dagli inquirenti. Le verifiche economico-finanziarie collegate alla vicenda restano ancora in corso.