Non solo il casus belli rappresentato dall'ex Pirellino, nel mirino della Procura anche le palazzine del Villaggio Olimpico, parte della più ampia riqualificazione dell'ex scalo ferroviario di Porta Romana
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Il terremoto giudiziario che ha colpito Milano rischia di investire un po' tutta la città. Non c'è una sola zona nel mirino della Procura quanto piuttosto tanti progetti immobiliari, capaci insieme di cambiare il volto e lo skyline di una metropoli i cui molti palazzi scoprono di affondare le loro fondamenta su presupposti incerti. Ecco quali sono gli edifici più importanti coinvolti nell'inchiesta:
L'ex Pirellino: Il P39 è un vecchio palazzo comunale situato in via Melchiorre Gioia. Costruito nel 1966 da un pool di architetti, doveva essere in origine il pinnacolo di un progetto che veniva indicato col nome di "Centro direzionale" (e che mai vide la luce nella sua interezza). Ormai da febbraio 2015 l'edificio è completamente vuoto, in attesa di una prossima riqualificazione che sembrava sul punto di concretizzarsi dopo l'acquisto, formalizzato il 29 marzo del 2019, dalla Coima per 175 milioni di euro. L'azienda bandisce subito un concorso pubblico per decidere chi si occuperà del restyling del complesso, che verrà vinto nel 2021 da Stefano Boeri e Elizabeth Diller. Il progetto è ambizioso e comprende una struttura-ponte con tanto di serra e addirittura una foresta nello spazio. L'intera impresa viene tuttavia ridimensionata nel 2025, con l'eliminazione della serra e della torre centrale, concentrando tutti gli sforzi sulla riqualificazione del solo edificio, che sarebbe dovuto tornare a ospitare degli uffici come in origine.
La Goccia alla Bovisa: Un’area industriale dismessa nella zona nord ovest della città, 33 ettari di bosco e ruderi a forma di goccia. Qui fino al 1908 sorgeva l’Union des Gaz con i suoi gasometri, che consentivano ai milanesi di avere luce e acqua calda. L'idea era quella di riqualificare l'intera zona, a partire da un parco scientifico-tecnologico che sarebbe ruotato attorno ai due gasometri recuperati. Questi ultimi avrebbero ospitato rispettivamente uno lo “Smart city innovation hub“ e l’altro la “Fabbrica dello sport“, ampliando l’attuale campus della Bovisa.
La torre di via Palizzi: Nel distretto di Musocco (meglio conosciuto come Certosa per colpa del nome scelto dagli anni Trenta per la stazione), andava costruita al numero 89, lì dove Via Palizzi forma un angolo acuto con via Giovanni Fattori. L'idea era costruire un polo commerciale e un polo residenziale di 20 piani fuori terra. Costo per avere un occhio di riguardo dalla Commissione Paesaggio Milanese: attorno ai trentamila euro, secondo gli inquirenti.
Parco Romana/Scalo di Porta Romana: Un progetto maestoso, comprendente un grande parco centrale, piste pedonali e ciclabili, eco-zone, piazze pubbliche e una Foresta Sospesa. In questa zona sorgeranno anche le strutture del Villaggio Olimpico. L'idea era quella di creare un vero e proprio quartiere con vocazione mista culturale/universitaria, con le soluzioni di student housing a prendere il posto delle abitazioni degli atleti impegnati a Milano-Cortina 2026.
Via Verziere 11 e via Cavallotti: Secondo la Procura sarebbero stati elargiti quasi 3 milioni in "fatture per prestazioni professionali" per favorire la
Kryalos sgr interessata a non meglio specificate "operazioni immobiliari" nella zona.
Altri progetti citati nelle indagini sono poi Torre Futura, uno dei primi tasselli di sviluppo dell’area dello Scalo Farini (un grattacielo da oltre 20 piani che dovrebbe sorgere al posto della storica ex residenza dei ferrovieri del quartiere Farini) e il progetto di Santa Giulia. In quest’ultimo caso, secondo le indagini, si sarebbe previsto uno studio di fattibilità riguardo due progetti infrastrutturali affidati alla J+S nel quartiere.
A tutto ciò andrebbero aggiunti infine, stando alle carte della Procura, anche i cosiddetti "nove nodi", gli "svincoli" tra la città e l'hinterland, e complessi residenziali di 600 appartamenti come l'Ex Trotter, che prende il nome dalla zona che fu sede (dal 180 al 1924) della Società del Trotter. Un'area che fu utilizzata come ippodromo fino a quando nel 1924 quest'ultimo fu spostato a San Siro. Milano aveva mandato in soffitta la legge in vigore fino a metà Novecento che impediva di costruire palazzi più alti della Madonnina per aprirsi alla modernità, gioiosa e cosmopolita, convinta che quell'apertura e quella voglia di espandersi anche verticalmente non avrebbe portato contraccolpi. Ma ora è forse arrivato il momento del brusco risveglio dal sogno: dietro la scintillante facciata e quei grattacieli, si nascondono tanti punti oscuri che è adesso bisogna chiarire.