il commento dell'esperto

Insegna collassata, Ordine Ingegneri di Milano a Tgcom24: "Crisi strutturali e ondate di calore? Qui rischio ancora sottovalutato"

La presidente Carlotta Penati mette a confronto le misure edilizie in atto da tempo in Paesi come India, Medio Oriente o Arizona: "Si usano materiali termo-resistenti e sistemi di monitoraggio in tempo reale"

di Gabriella Persiani
01 Lug 2025 - 10:30
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© Tgcom24
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Il cedimento dell'insegna della Torre Hadid a Milano, forse a causa del caldo estremo degli ultimi giorni, ha aperto un ampio dibattito tra addetti ai lavori. "Crisi strutturali e ondate di calore? In Italia è un rischio ancora sottovalutato", spiega a Tgcom24 la presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Milano Carlotta Penati, che analizza l'accaduto alla luce di quanto avviene nel comparto costruzioni in Paesi dove di alte temperature se ne intendono da sempre. "Il caldo estremo - è il commento tecnico - rappresenta oggi un fattore di vulnerabilità strutturale crescente. È urgente prenderne atto in modo sistematico e consapevole, come in India, Medio Oriente o Arizona, dove si usano materiali termo-resistenti e sistemi di monitoraggio in tempo reale".

L'ipotesi del caldo estremo per il cedimento dell'insegna non è, dunque, così peregrina.
"Premesso che, al momento, nessuno può avere la presunzione di conoscere con certezza le cause che hanno determinato il distacco parziale di una delle due insegne alte circa 15 metri e collocate sulla sommità della Torre Hadid a Milano, è opportuno ricordare che in ogni evento complesso le cause possono essere molteplici, interconnesse e non immediatamente evidenti. In questo caso, l'insegna si è inclinata e parzialmente staccata, rovinando sul tetto a 192 metri d'altezza, fortunatamente senza provocare feriti".

Premessa dovuta. Che idea si è fatta?
"Tra le ipotesi al vaglio, non può essere escluso che le alte temperature abbiano contribuito al cedimento. E proprio da questo spunto nasce una riflessione necessaria: il caldo estremo rappresenta oggi un fattore di vulnerabilità strutturale crescente. È urgente prenderne atto in modo sistematico e consapevole".

L'ondata di calore eccezionale che ha investito in questi giorni molte città italiane, Milano compresa, solleva allora tra gli addetti ai lavori la domanda cruciale: il calore eccessivo può compromettere l’integrità delle strutture?
"La risposta è sì. Non si tratta di un'ipotesi teorica, ma di una realtà documentata da dati concreti, casi reali e dai principi della fisica dei materiali e dell'ingegneria strutturale".

Entriamo nel merito anche per i non addetti.
"Ogni materiale impiegato in edilizia – acciaio, calcestruzzo, vetro, materiali plastici – subisce dilatazioni termiche all'aumentare della temperatura. In fase progettuale, tali fenomeni vengono normalmente gestiti attraverso giunti di dilatazione e dispositivi compensativi. Tuttavia, quando si verificano condizioni di caldo estremo prolungato, o in presenza di scarsa manutenzione, errori costruttivi o degrado dei materiali, le sollecitazioni interne possono superare le soglie di sicurezza, generando spostamenti anomali, torsioni, perdite di ancoraggio, distacchi parziali o, nei casi più gravi, cedimenti strutturali".

Con quali conseguenze?
"Il rischio si amplifica in edifici complessi o datati, già compromessi da corrosione, umidità o carichi statici e dinamici eccessivi. Il cambiamento climatico in atto impone una revisione profonda dei criteri progettuali e delle strategie di monitoraggio".

Quali allora le strutture più a rischio?
"Le strutture maggiormente esposte agli effetti del calore sono ponti e viadotti, soprattutto quelli in acciaio o in acciaio-calcestruzzo; binari ferroviari, soggetti a instabilità e deformazioni lineari; grattacieli e facciate continue, in particolare con rivestimenti in vetro e metallo, molto sensibili alla dilatazione; aeroporti e stazioni, con coperture leggere o superfici riflettenti; Impianti industriali, oleodotti, centrali elettriche, dove le tubazioni esposte al sole possono deformarsi o guastarsi".

Tecnicamente, ruote panoramiche e giostre potrebbero incorrere negli stessi problemi?
"Certo, anche le strutture mobili e temporanee, come giostre, ruote panoramiche, torri rotanti, tensostrutture o palchi da concerto, sono soggette a pericolose dilatazioni termiche. I principali rischi includono la perdita di allineamento meccanico; le deformazioni localizzate su colonne, giunti e piattaforme il cedimento degli appoggi, soprattutto su superfici surriscaldate come asfalto o cemento; i guasti nei fissaggi, nelle bullonature o nelle saldature sottoposte a stress termico. Per queste strutture, è essenziale prevedere controlli tecnici aggiuntivi in fase di montaggio; verifiche periodiche nelle giornate più calde; installazione di sensori di temperatura nei punti critici".

Ci sono modelli da copiare?
"In contesti climatici particolarmente caldi – come India, Medio Oriente o Arizona – questi problemi sono già affrontati con l'utilizzo di materiali termo-resistenti e con l'impiego di sistemi di monitoraggio in tempo reale. Anche in Italia molti viadotti e ponti sono costantemente monitorati, è per esempio il caso delle nostre tangenziali milanesi".

 

Qual è il messaggio finale da lanciare al mondo dell'edilizia italiana e al legislatore?
"La soluzione non è l'allarmismo, ma l’affermazione di una nuova cultura della sicurezza. Il rischio termico è reale, ma gestibile, a patto che venga riconosciuto come fattore concreto; misurato con strumenti adeguati e integrato nei protocolli tecnici e gestionali di manutenzione, ispezione e sorveglianza. Il cambiamento climatico non è più una prospettiva astratta, ma una realtà che sta già modificando il nostro contesto urbano, infrastrutturale e industriale. Cambia il clima, e con esso deve cambiare anche il modo in cui progettiamo, costruiamo e manteniamo le nostre opere".

 

Per concludere, cosa fare?
"Non basta più reagire agli eventi. Occorre anticiparli, prevenirli e affrontarli con competenza tecnica, responsabilità e visione di lungo periodo. Gli ingegneri, mi sento di affermare, conoscono il problema e stanno già agendo in molti contesti a favore della sicurezza. Serve un cambio di paradigma, che includa criteri di progettazione, capace di affrontare scenari climatici futuri in tutti i settori; controlli più frequenti, soprattutto nei mesi estivi e nelle ore più critiche; manutenzione predittiva, fondata sul monitoraggio continuo di giunti, supporti e materiali esposti e, infine, formazione e sensibilizzazione per tecnici, gestori e operatori, anche nel settore delle strutture mobili".

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