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Messina Denaro, arrestato il medico che lo ha curato durante la latitanza | Gip: "Gli ha firmato centinaia di ricette"

"Conosceva bene l'identità del boss, per due anni gli ha garantito un percorso di cure". Arrestato anche Andrea Bonafede (cugino e omonimo del prestanome): lui ritirava esami e medicine

Il medico di Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros.

Alfonso Tumbarello è accusato di aver fornito le cure al boss della mafia durante la sua latitanza: i reati a lui contestati sono concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico. In manette è finito anche Andrea Bonafede, cugino e omonimo del geometra che ha prestato l'identità a Messina Denaro: i pm gli contestano il favoreggiamento e la procurata inosservanza di pena, aggravati dall'aver favorito Cosa nostra.

 

Oltre 100 ricette firmate, sapeva chi era il boss Secondo i magistrati della Dda, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, sarebbero più di cento le ricette firmate da Tumbarello negli ultimi due anni per consentire al boss di curare il cancro al colon e al fegato. I carabinieri avevano già indagato il medico di base di Campobello di Mazara in provincia di Trapani qualche giorno dopo la cattura Dell'ultimo dei corleonesi. Ora i carabinieri hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di palermo Alfredo Montalto.

 

Per due anni ha consentito le cure a Messina Denaro

 Tumbarello, medico di base di Campobello, ha assicurato a Messina Denaro l'accesso alle cure del Servizio Sanitario Nazionale attraverso un percorso terapeutico durato oltre due anni, con più di un centinaio di prescrizioni sanitarie e di analisi (o richieste di ricovero) intestate falsamente ad Andrea Bonafede, mentre in realtà a beneficiarne era il capomafia, assistito personalmente e curato dal dottore. Tumbarello ha così garantito al padrino non solo le prestazioni necessarie per le gravi patologie di cui soffriva, ma gli ha assicurato riservatezza sulla sua reale identità, e dunque gli ha consentito di continuare a sottrarsi alla cattura e di restare a Campobello di Mazara a capo dell'associazione mafiosa.

 

L'altro Bonafede ritirava farmaci ed esami

 Andrea Bonafede invece si è occupato invece di ritirare le prescrizioni di farmaci ed esami clinici fatte da Tumbarello a nome del cugino, di consegnare al medico la documentazione sanitaria che di volta in volta il boss riceveva durante le cure, contribuendo così anche lui mantenere segreta la reale identità del "paziente" e consentendogli di proseguire la latitanza. 

 

Attorno a Messina Denaro reticolo di connivenze

 "I primi accertamenti svolti con tempestività dalla polizia giudiziaria hanno svelato un inquietante reticolo di connivenze e complicità in diversi luoghi e in svariati ambiti professionali (a cominciare da quello medico - sanitario), reticolo sul quale sarà necessario proseguire le investigazioni che doverosamente dovranno condurre a individuare e perseguire, se sussistenti, tutte le condotte integranti possibili profili di responsabilità penale". Lo ha detto il procuratore aggiunto Paolo Guido nella richiesta di arresto di Alfonso Tumbarello. "E tali attività dovranno nelle prossime ore essere svolte nel più totale isolamento degli indagati per i quali si sono già acquisiti elementi gravissimi in merito alle condotte di favoreggiamento, di concorso esterno che ben potrebbero se lasciati liberi dal rigido isolamento carcerario, inquinare tutte le future acquisizioni probatorie", ha aggiunto. 

 

Tumbarello conosceva la vera identità Messina Denaro

 "Tumbarello ha personalmente visitato il paziente Matteo Messina Denaro, raccolto l'anamnesi, indicatogli un percorso terapeutico, poi seguito con estrema attenzione, prescritto in più di un centinaio di occasioni farmaci e analisi mediche, per patologie molto gravi, di cui effettivamente soffriva e soffre il boss, intestandole ad uno proprio assistito, che in realtà godeva di ottima salute". Lo scrive il gip Alfredo Montalto che ha disposto l'arresto dei Alfonso Tumbarello. Secondo il giudice il professionista era "consapevole e informato della reale identità del paziente".

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