"Parla dopo tre anni, è inaccettabile" dice Sergio Resinovich all'indomani dell'auto accusa da parte del tecnico ospedaliero che dice di aver fratturato la vertebra del cadavere durante l'esame
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Sergio Resinovich, fratello di Liliana, ha espresso indignazione per le recenti dichiarazioni del tecnico anatomopatologo coinvolto nell'autopsia della sorella. Il tecnico ha affermato di poter essere responsabile di una frattura alla vertebra T2 di Liliana, rilevata durante la seconda autopsia. Sergio lo ha definito un "fantoccio pericoloso" e ha chiesto il suo licenziamento immediato, sottolineando che, se la sua affermazione fosse vera, avrebbe dovuto segnalarla subito alle autorità competenti.
Il tecnico, un giovane triestino, si è presentato spontaneamente agli inquirenti, ammettendo la possibilità di aver causato la frattura durante l'autopsia dell’11 gennaio 2022. Secondo quanto riportato, una manovra compiuta sul corpo potrebbe aver provocato la lesione alla faccetta superiore sinistra della vertebra toracica T2. Sergio Resinovich ha manifestato forte perplessità sulla tempistica della confessione, chiedendosi: “Perché parla solo ora, dopo il mio esposto all'Ordine dei Medici?”. Ha inoltre sottolineato che durante l’autopsia erano presenti diversi professionisti, inclusi i suoi consulenti, i quali non hanno mai segnalato anomalie simili.
Il professor Vittorio Fineschi, medico legale della famiglia Resinovich, ha definito "grottesca" l’ipotesi che la frattura sia stata provocata durante l’autopsia. Secondo l’esperto, per causare una simile lesione su un cadavere sarebbe necessaria una forza notevole, difficile da esercitare accidentalmente. Fineschi ha inoltre dichiarato che la frattura era già visibile nella TAC dell’8 gennaio, effettuata prima dell’autopsia.
La frattura alla vertebra T2 è uno degli elementi centrali della relazione redatta dal team di Cristina Cattaneo, che ha sostenuto la tesi dell’omicidio per soffocamento. Tuttavia, anche senza quel dettaglio, la superperizia ha evidenziato segni di violenza compatibili con lesioni inflitte da terzi.
La frattura alla lamina della seconda vertebra toracica (T2) di Liliana Resinovich è emersa come un elemento significativo nel corso delle indagini. Questa lesione è stata rilevata durante la seconda autopsia, effettuata nel febbraio 2023, e non era stata evidenziata nella prima autopsia né nella TAC eseguita l'8 gennaio 2022. Il professor Vittorio Fineschi, consulente medico-legale della famiglia Resinovich, ha affermato che la frattura era già presente nella TAC eseguita prima dell'autopsia, suggerendo che sia avvenuta in fase perimortale. Questo dettaglio rafforza l'ipotesi che la frattura sia stata causata da un'azione violenta, piuttosto che da un evento accidentale o da una manovra post-mortem.
La superperizia condotta dall'antropologa forense Cristina Cattaneo ha rappresentato un punto di svolta nelle indagini sulla morte di Liliana Resinovich. La relazione, depositata nel febbraio 2025, ha evidenziato otto elementi che suggeriscono un'azione omicidiaria. Tra questi, la presenza di lesioni su diverse parti del corpo, tra cui il volto, la testa e la vertebra T2, che non sono compatibili con un suicidio. La perizia ha inoltre stabilito che Liliana è morta "in via di elevatissima probabilità" il 14 dicembre 2021, giorno della sua scomparsa, e che il corpo non è mai stato spostato dal luogo del ritrovamento. Queste conclusioni hanno portato la Procura di Trieste a rivalutare l'intero procedimento, passando dall'ipotesi di suicidio a quella di omicidio volontario. La perizia di Cattaneo ha quindi avuto un impatto significativo sull'orientamento delle indagini, fornendo nuove evidenze che supportano la tesi dell'omicidio.