NUOVI DETTAGLI

Liliana Resinovich, la rivelazione di un ex ristoratore: "Lilly mi chiese due sacchi neri"

L'ex titolare di una pizzeria, Alfonso Buonocore, racconta un episodio avvenuto mesi prima della scomparsa della donna. Gli inquirenti confrontano i reperti

24 Nov 2025 - 12:52
 © Ansa

© Ansa

Una nuova testimonianza ha dato nuovo slancio alle indagini sul caso di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e trovata morta nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste il 5 gennaio 2022. Alfonso Buonocore, ex titolare di una pizzeria frequentata dalla donna e dal marito Sebastiano Visintin, ha raccontato di aver consegnato alla donna due sacchi neri nei mesi precedenti alla scomparsa. Una testimonianza che sarà ora valutata dagli inquirenti, impegnati nei nuovi accertamenti disposti dal giudice nell'ambito dell'incidente probatorio.

L'uomo, originario della Costiera Amalfitana e residente a Trieste da oltre quarant'anni, ha deciso di raccontare quanto ricordava dopo aver seguito in televisione un programma dedicato alla vicenda. L'audio del colloquio con il marito della donna, unico indagato nella vicenda, sarà consegnato alla Squadra mobile.

Il racconto dell'ex ristoratore

 Come riportato da Il Mattino di Padova e il Messagero Veneto, Buonocore ha spiegato di aver incontrato Liliana Resinovich davanti alla sua pizzeria, mentre stava gettando dei sacchi dell'immondizia. "Mi chiese se potevo venderle uno di quei sacchi neri. Ne ho recuperato uno e lei lo ha messo in borsa prima che arrivasse il marito", ha raccontato. Il giorno successivo, la donna sarebbe tornata a chiedergliene un altro. "L'ho fatta entrare nel locale perché faceva freddo, le ho offerto un caffè e le ho dato un altro sacco. Mi voleva pagare 50 centesimi, ma le ho detto che l'avrei messo in conto a Sebastiano. Lei mi ha chiesto di non parlarne con nessuno". L'ex ristoratore ha aggiunto di conservare ancora un lotto identico di quei sacchi, di tipo spesso e robusto, acquistati da una ditta della zona di Grado. Ha inoltre chiarito di non avere alcuna certezza che si tratti dello stesso materiale trovato addosso alla donna.

Due sacchi neri al centro del mistero

 Le dichiarazioni di Buonocore hanno riacceso l'attenzione su uno degli elementi più discussi del caso: i due sacchi neri che avvolgevano il corpo di Liliana Resinovich al momento del ritrovamento. Gli inquirenti valuteranno la compatibilità tra i campioni conservati dall'ex ristoratore e quelli già repertati, per stabilire se possano avere una correlazione diretta con l'episodio descritto. Lo stesso Buonocore ha spiegato di aver mantenuto il silenzio fino a oggi perché, all'epoca dei fatti, un amico carabiniere gli avrebbe consigliato di "stare fuori da quella storia". Ora, però, ha scelto di riferire quanto ricordava "per contribuire a fare chiarezza".

Gli accertamenti dei periti nominati dal gip

 I due sacchi neri ritrovati sul corpo della donna sono tra i reperti oggetto degli accertamenti disposti dalla giudice per le indagini preliminari Flavia Mangiante, che ha nominato tre periti: Paolo Fattorini, Chiara Turchi ed Eva Sacchi. Si tratta della terza serie di analisi sui materiali, dopo che il gip Luigi Dainotti aveva rigettato la richiesta di archiviazione del fascicolo presentata dalla Procura, prescrivendo nuovi approfondimenti.

Le analisi scientifiche sui reperti

 La polizia scientifica ha parlato di "sacchi dell'immondizia di cellophane di colore nero", uno di dimensioni 106 per 75 centimetri e l'altro 100 per 70 centimetri. Le campionature eseguite su bordi, interno ed esterno non hanno evidenziato impronte digitali, nemmeno della stessa Resinovich. Sono state trovate tracce del suo Dna, ma nessun frammento papillare utile a ricostruire contatti di altre persone. Su uno dei sacchi è stato rilevato un segno inizialmente interpretato come "impronta guantata", poi riconosciuto come la trama del tessuto dei jeans della donna. Una traccia biologica maschile era invece stata individuata sul cordino che teneva uniti i due sacchetti leggeri infilati sul capo: la comparazione con il Dna di Visintin e di altre persone vicine al caso ha dato esito negativo.

Il legale di Sergio Resinovich: "Il nome dell'assassino è già nelle carte"

 "La verità e il nome dell'assassino sono già nelle carte: ora si vada fino in fondo", ha dichiarato l'avvocato Nicodemo Gentile, che assiste il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, commentando la decisione della Cassazione sul ricorso presentato dai legali di Sebastiano Visintin. "Ora l'attenzione deve spostarsi su elementi probatori chiave, come il cordino repertato e i video GoPro del 14 dicembre, su cui permangono dubbi per presunte alterazioni e tagli già segnalati agli inquirenti".

Ti potrebbe interessare