La tragedia a settembre, alla vigilia del rientro in classe. Nella relazione si parla di "condotte omissive"
Per Paolo Mendico, il quattordicenne che si è suicidato alla vigilia del primo giorno di scuola nella sua casa di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, si poteva e si doveva fare di più. Lo scrivono - riporta il quotidiano La Repubblica - gli ispettori del Mim inviati dal ministro dell'Istruzione Valditara, nella loro relazione dopo gli accertamenti nell'istituto tecnico Pacinotti. Si sarebbe dovuto avviare un protocollo antibullismo in una classe turbolenta e "dai comportamenti non conformi al regolamento d'istituto". Invece, sostiene il quotidiano, nel corso dell'ispezione dopo il suicidio dell'11 settembre scorso sarebbe emerso che "non vi è traccia di una valutazione approfondita indipendentemente dalla qualificazione giuridica degli episodi" davanti a comportamenti "quasi aggressivi".
Gli ispettori del ministero dell'Istruzione e del Merito hanno chiesto tre procedimenti disciplinari a carico della dirigente scolastica "per le responsabilità che interessano la funzione dirigenziale", della vicedirigente e della responsabile della succursale dell'istituto per "condotte omissive". Parallelamente all'accertamento del Mim corrono due inchieste giudiziarie.
Dalle 28 pagine di relazione del Mim emerge - secondo La Repubblica - un intreccio di bugie e omissioni. Gli ispettori avrebbero scritto che "si è innescato un meccanismo difensivo, tanto che questo collegio ritiene più verosimile la descrizione delle dinamiche della classe che si legge nei verbali dei consigli di classe anziché quella offerta dai docenti durante l'accertamento". Gli ispettori, però, raccolti i casi riferiti dai genitori, avrebbero precisato che "manca la ripetitività nel tempo, uno degli elementi necessari per configurare il bullismo" ma che i "comportamenti aggressivi" non dovevano "esimere il personale scolastico dalla dovuta presa in carico".