Tribunale del Riesame, il 12 agosto annullate le misure cautelari: per i giudici non emergono gravi indizi di corruzione tra Scandurra e Catella
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Il Tribunale del Riesame di Milano ha annullato le misure cautelari disposte lo scorso agosto nei confronti dell'architetto Alessandro Scandurra, di Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima, e dell'imprenditore Andrea Bezziccheri di Bluestone. Nelle motivazioni depositate (riguardante i casi di Scandurra e Bezziccheri), i giudici hanno ritenuto "svilente" la tesi della Procura e del gip, sottolineando che non è sufficiente la semplice esistenza di un pagamento e di una funzione pubblica per configurare un accordo corruttivo. Una ricostruzione, scrivono i magistrati, "confusa" e priva di prove che dimostrino la sussistenza del reato contestato.
Il collegio del Riesame, presieduto dai giudici Pendino, Ghezzi e Papagno, ha stabilito che non sussistono gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati. In particolare, ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Scandurra e quella in carcere per Bezziccheri, restituendo libertà anche a Catella. Secondo i giudici, le ipotesi accusatorie della Procura non trovano un riscontro oggettivo nelle evidenze raccolte. Il tribunale evidenzia che le misure cautelari erano fondate su una semplificazione "eccessiva" del rapporto tra incarichi professionali e ruolo pubblico ricoperto da Scandurra nella Commissione Paesaggio del Comune di Milano.
Al centro dell'inchiesta vi era l'ipotesi che gli incarichi di progettazione affidati a Scandurra fossero legati alla sua posizione all'interno della Commissione Paesaggio. Il Riesame ha sottolineato che non vi è prova che tali affidamenti siano avvenuti per ottenere pareri favorevoli, piuttosto che per le competenze dell'architetto, riconosciuto a livello internazionale per la sua attività professionale. I giudici parlano di un "quadro fattuale confuso", che non consente di stabilire se Scandurra avesse effettivamente costruito attorno a sé una rete di imprenditori intenzionati a corromperlo.
Un elemento centrale delle accuse era una fattura da circa 22mila euro, che la Procura riteneva fittizia e funzionale al presunto patto corruttivo. Secondo i giudici del Riesame, invece, quel documento è riconducibile a prestazioni realmente effettuate. La ricostruzione difensiva è stata ritenuta credibile, anche alla luce di un errore materiale tra le versioni cartacee e digitali del contratto. L'analisi contabile ha confermato che non vi sono anomalie tali da giustificare l'ipotesi di un pagamento corruttivo mascherato. Negli atti di indagine, sottolinea ancora il Riesame, "non vi è traccia di sovrafatturazioni o di fatture false" ma soltanto di "compensi, peraltro, in linea o addirittura inferiori alle tariffe professionali dell'Ordine degli Architetti", che proprio per questo "non possono di certo definirsi 'lucrosi' o 'assai remunerativi' nell'accezione negativa attribuita dal gip". Perciò "non si comprende sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell'attività di libero professionista".
Il tribunale ha anche affrontato la questione del regolamento edilizio del Comune di Milano, che fino al giugno 2023 prevedeva l'obbligo di astensione solo nei casi in cui l'architetto avesse presentato direttamente un progetto, e non anche per lavori commissionati da clienti con cui avesse rapporti professionali paralleli. Secondo i giudici, l'interpretazione adottata dal gip ha esteso impropriamente il concetto di conflitto di interessi, senza considerare le modifiche normative intervenute di recente. Questo aspetto ha contribuito a indebolire ulteriormente la tesi accusatoria.
La decisione del Riesame ha portato alla scarcerazione immediata di Scandurra e Bezziccheri, oltre alla revoca delle misure cautelari nei confronti di Catella. Per il tribunale, la mancanza di un patto corruttivo accertato e l'assenza di riscontri solidi rendono infondate le accuse mosse dalla Procura di Milano. La vicenda giudiziaria prosegue, ma con un impianto accusatorio fortemente ridimensionato, che ora dovrà essere riconsiderato nelle fasi successive dell'inchiesta.