Secondo i giudici del Tribunale civile di Milano, è stata una mossa per "ridurre il patrimonio dell'imputato in vista dei risarcimenti". Ora dovrà versare circa 25mila euro alla famiglia della vittima, tra danni e spese legali
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La cognata di Alessandro Impagnatiello - il barman reo confesso dell'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi - è stata condannata dal Tribunale civile di Milano a risarcire ai familiari della vittima con circa 25mila euro, tra danni e spese legali. Come scrive il Corriere della Sera, secondo i giudici, la moglie del fratello di Impagnatiello ha acquistato l'auto del condannato poco più di due mesi dopo l'omicidio, al fine di "diminuire la consistenza patrimoniale di Alessandro" e farlo risultare nullatenente. Una mossa, sempre secondo i giudici, attuata in vista del risarcimento alla famiglia Tramontano.
Come spiega il quotidiano, si tratta della stessa auto su cui Impagnatiello, dopo aver ucciso la compagna incinta di sette mesi, ha nascosto e trasportato il cadavere per giorni, fino a depositarlo nell'intercapedine dove poi è stato rinvenuto. Come ricostruito dagli inquirenti, tra le 19:05 e le 19:30 del 27 maggio 2023 Impagnatiello ha colpito Tramontano nella casa di Senago, nel Milanese, con 37 coltellate, ne ha incendiato il cadavere con alcol e benzina e per 96 ore lo ha spostato tra il box, la cantina e l'auto, prima di abbandonarlo nell'intercapedine.
Secondo i giudici, la donna - compagna di Omar Impagnatiello, fratello di Alessandro condannato all'ergastolo sia in primo grado che dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano - sarebbe al centro di un passaggio di consegne dell'auto mediato da Omar Impagnatiello, suo procuratore dopo l'arresto per l'omicidio e durante i processi, con l'obiettivo di "diminuire la consistenza patrimoniale" dell'allora 30enne in vista dei risarcimenti. Il giudice ha dato ragione alla famiglia di Tramontano, secondo cui quella macchina sarebbe stata venduta alla cognata solo "al fine di sottrarre il predetto bene alle ragioni creditorie dei familiari di Giulia". Secondo quanto emerso, l'auto è stata venduta dal killer alla moglie del fratello, nell'agosto 2023, per 10mila euro. In realtà, secondo i giudici, ne valeva circa 20mila. Questa, dunque, è la cifra che verrà versata ai Tramontano, insieme a 5mila euro di spese legali.
Il 12 novembre 2024, 24 ore dopo l'udienza del processo di secondo grado, si era tenuta un'udienza civile promossa dai legali della ragazza uccisa. La famiglia chiedeva la restituzione dell'auto (il cui pianale del portabagagli, su cui era stato occultato il cadavere, fu sequestrato dalla Procura di Milano) per procedere alla distruzione del mezzo, utilizzato durante il delitto. In quella data, tuttavia, la famiglia Impagnatiello aveva fatto sapere che l'auto era stata rubata una decina di giorni prima e non era più in loro possesso. L'assicurazione non ha però riconosciuto il risarcimento del danno, perché alla compagnia non risultava alcun furto. "Si conferma di non poter formulare alcuna offerta perché sono emersi elementi contraddittori e anomali tali da ritenere che i danni lamentati in relazione all'evento occorso il 28/10/2024 non appaiono riconducibili alla dinamica denunciata", si legge nella dichiarazione della compagnia assicurativa agli atti del processo, citata dal Corriere della Sera. Per i giudici del Tribunale civile, che l'11 agosto 2025 hanno depositato la sentenza di risarcimento, questo non implicherebbe un mancato riconoscimento del danno ai parenti di Tramontano.