IN CARCERE A VERONA

Giulia Cecchettin, Filippo Turetta ammette l'omicidio e piange davanti al gip: "Sono affranto, voglio pagare tutto"

Il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee. È accusato di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e di sequestro di persona

28 Nov 2023 - 21:43

L'interrogatorio di garanzia di Filippo Turetta nel carcere di Verona si è concluso dopo circa mezz'ora. Il giovane ha ammesso l'omicidio di Giulia Cecchettin, rilasciando dichiarazioni spontanee al gip Benedetta Vitolo che confermano quelle rese alla polizia tedesca. "Sono affranto, voglio pagare tutto", ha detto. Il 21enne si è inoltre avvalso della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio col giudice e col pm Andrea Petroni, titolare del fascicolo. Presente anche il legale Giovanni Caruso. Turetta è scoppiato in lacrime di fronte agli inquirenti. Stando all'ordinanza cautelare, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e di sequestro di persona. Nessuna richiesta di perizia psichiatrica dalla difesa. 

© Tgcom24

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Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere

 L'interrogatorio è iniziato verso le 10 e già attorno alle 10:30 sono usciti il giudice e il pm. Ciò aveva fatto subito ritenere che il 21enne non avesse risposto alle domande del gip, che il 20 novembre aveva firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per "l'inaudita ferocia" e la "manifesta disumanità" degli atti contestati a Turetta. Dato il tempo stringente, il 21enne ha optato per il silenzio come strategia difensiva. In questo modo l'avvocato difensore Giovanni Caruso avrebbe potuto guadagnare tempo per studiare gli atti di indagine dell'inchiesta, atti che l'avvocato ha potuto ottenere soltanto lunedì.

Le dichiarazioni spontanee

 E' stato lo stesso avvocato a spiegare che il giovane ha "ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee" confermando quanto detto in Germania. Nelle dichiarazioni alla polizia tedesca, non valide nel procedimento italiano, il 21enne aveva detto in sostanza di aver ucciso Giulia e di non aver poi avuto il coraggio di suicidarsi.

"Sono affranto, voglio pagare"

 Nelle sue dichiarazioni spontanee, Turetta ha affermato: "Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro". Al momento la difesa del giovane non ha avanzato nessuna istanza di perizia psichiatrica. 

Il legale della sorella di Giulia: "Molestatore assillante, delitto aggravato dallo stalking"

 Quello di Giulia Cecchettin è un omicidio "aggravato dallo stalking", ha affermato l'avvocato Nicodemo Gentile, legale di fiducia di Elena Cecchettin. Il 21enne "ha dimostrato di essere un molestatore assillante nei confronti della fidanzata. Infatti il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso verso la nostra Giulia. Un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto Filippo Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo. Anche tramite chiamate e messaggi incessanti e poi, in ultimo, l'omicidio, al fine di gratificare la volontà persecutoria del 21enne".
 

Fotogallery - Pordenone, nel bosco dove Filippo ha nascosto il corpo di Giulia Cecchettin

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La difesa non chiederà misure meno afflittive

 Già lunedì la difesa di Filippo Turetta aveva dichiarato di non voler chiedere il Riesame né misure cautelari meno afflittive. Niente istanza di domiciliari, dunque, che in ogni caso sarebbe stata concessa con estrema difficoltà. Nel frattempo, il 21enne ha trascorso i primi giorni nell'istituto penitenziario di Montorio (Verona), sempre sorvegliato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria, essendo un detenuto a rischio suicidio. Il giovane ha chiesto libri per poter studiare e ansiolitici per dormire. Ha anche espresso il desiderio di vedere i suoi genitori.

Tutti gli indizi sulla premeditazione dell'omicidio

 Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e il pm Andrea Petroni sono al lavoro per valutare se contestare a Turetta anche l'aggravante della premeditazione. I coltelli e il cambio di vestiti portati con sé, i sacchi di plastica neri trovati sopra il corpo di Giulia, il presunto sopralluogo effettuato alcune ore prima dell'omicidio nella zona industriale di Fossò (dove è avvenuta la seconda parte dell'aggressione alla ragazza), le ricerche via web su come sopravvivere in montagna effettuate giorni prima, e l'acquisto online di un nastro adesivo compatibile con lo scotch ritrovato a Fossò, sono tutti indizi che avvalorerebbero questa ipotesi. La Procura non ha ancora contestato neanche l'aggravante della crudeltà e l'occultamento di cadavere. Il pubblico ministero attende l'autopsia sul corpo di Giulia. La Procura ha chiesto alle autorità tedesche di inviare l'auto di Turetta direttamente ai carabinieri del Ris di Parma.

Il primo dicembre sarà effettuata l'autopsia sul corpo di Giulia

 Se dall'autopsia sul corpo di Giulia, in programma il 1° dicembre, emergesse che l'ex fidanzato avrebbe infierito su Giulia nell'ucciderla, a Filippo Turetta potrebbe essere contestata l'aggravante della crudeltà. Dall'esame bisognerà anche capire se per la morte di Giulia fu fatale quella spinta sul marciapiede che le fece sbattere la testa, mentre cercava di scappare a Fossò alle 23:40 dell'11 novembre.
 

Turetta nei prossimi giorni sarà trasferito nella sezione "protetti"

 Turetta, apparso sempre dimesso e di poche parole, ha incontrato un frate cappellano del carcere. Il 21enne è stato collocato nel reparto di infermeria di Montorio per effettuare le visite psicologiche e psichiatriche dell'equipe medica. Si trova in una cella insieme a un altro detenuto, anche lui in carcere per un reato simile al suo. Nei prossimi giorni sarà trasferito nella sezione "protetti", quella per i detenuti per reati a "forte riprovazione sociale" che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.

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