Speciale Il delitto di Garlasco
Attesa per l'incidente probatorio

Garlasco, l'ex pm: "La prova scientifica era inservibile"

Con questa motivazione l'allora procuratore di Pavia Mario Venditti archiviò nel 2007 la posizione di Sempio. Attesa per l'incidente probatorio del 17 giugno 

24 Mag 2025 - 22:45
 © Da video

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La nuova inchiesta del procuratore di Pavia Fabio Napoleone con i carabinieri nel Nucleo investigativo di Milano a carico di Andrea Sempio in concorso con altri per l'omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto del 2007, arriverà a un punto cruciale il 17 giugno, quando si terrà l'incidente probatorio su numerosi reperti mai analizzati oppure rivalutati con recenti tecniche scientifiche. Nel frattempo, però, si fa sentire per la prima volta per difendere il suo operato chi per due volte chiese e ottenne l'archiviazione per Sempio, l'ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, il quale spiega di averlo fatto "considerata la attestata inservibilità e infruttuosità della prova scientifica" di allora e "vista la assoluta carenza di riscontri oggettivi alle enunciate e mai provate 'anomalie' delle precedenti indagini" che si erano concluse, dopo un tortuoso iter processuale, con la condanna a 16 anni del fidanzato di Chiara, Alberto Stasi.

Il secondo procedimento era lo sviluppo di una denuncia a Milano per molestie a una componente del collegio difensivo di Stasi. Venditti auspica che "la recente iniziativa della Procura di Pavia, del tutto legittima, dovrà in ogni caso tenere in conto del giudicato formatosi dieci anni fa" con la condanna definitiva per Stasi e ritiene "facilmente prevedibile che sarà a breve riproposta una nuova istanza di revisione del giudicato su nuove prove mai prima prodotte".

All'epoca non c'era infatti l'ormai famosa "Papillare" 33, l'impronta del palmo di una mano individuata sul muro delle scale in fondo alle quali fu trovato il corpo senza vita di Chiara e attribuita da una consulenza dattiloscopica ad Andrea Sempio, amico del fratello della ragazza uccisa, Marco. Non c'era quel dna sulle unghie di Chiara, nelle precedenti inchieste illeggibile ma con nuove tecniche attribuito sempre a Sempio.

La difesa di Alberto Stasi ritiene che in quell'impronta potrebbe esserci stata della sostanza biologica della vittima e che, con gli strumenti scientifici di oggi, potrebbe essere individuata e in questo senso depositeranno una consulenza. Potrebbe, se confermata, in quel caso rappresentare la "prova regina" contro l'indagato, unitamente a una serie di indizi come le telefonate ritenute anomale al telefono fisso di casa Poggi quando si ipotizza che sapesse che l'amico Marco era in montagna; lo scontrino del parcheggio conservato per un anno e che potrebbe essere invece della madre: un alibi, insomma, che non convince investigatori e inquirenti.

Bisognerà anche dare un'identità all'impronta digitale numero 10, quella repertata sulla parte interna della porta di casa Poggi. Quella sì, non appartiene a Sempio.

La pista delle due persone che uccisero e trasportarono il corpo di Chiara Poggi nella villetta di Garlasco (la nuova inchiesta della Procura di Pavia a carico di Andrea Sempio in concorso con altri) ha origini lontane nel tempo. Addirittura nell'estate del 2008, quando i consulenti della difesa di Alberto Stasi, allora assistito dal professor Angelo Giarda, in un loro elaborato scrissero che il corpo di Chiara "dopo l'aggressione è stato spostato da almeno due persone". Gli esperti del docente scomparso nel 2021 arrivarono a questa conclusione "attraverso un esame delle tracce di sangue sul pavimento, sugli stipiti e sulle pareti", dal momento che "l'altezza dal pavimento del corpo non ha superato i 70 centimetri". Nessun trascinamento, ma un corpo sollevato prendendolo per i piedi e le ascelle.

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