Nella Bergamasca la camera ardente per Pamela Genini
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Intanto, nelle indagini si sta ricostruendo, attraverso l'analisi delle immagini dei varchi autostradali, il percorso di Soncin quel giorno. Sarebbe arrivato appositamente a Milano per ammazzare la donna, che lui considerava come un oggetto
Le parlavo sempre, ero sempre in contatto con lei, le dicevo di denunciarlo, ma lei non lo faceva perché aveva paura, perché lui minacciava lei e la sua famiglia, era terrorizzata". Lo ha affermato in Procura Francesco, l'ex fidanzato di Pamela Genini e anche l'ultima persona che era al telefono con lei poco prima che Gianluca Soncin la uccidesse con più di 30 coltellate, a Milano.
Nella sua testimonianza, davanti ad investigatori e inquirenti, l'ex compagno, poi diventato amico, ha ricostruito tutti gli episodi di violenze e soprusi che la 29enne gli raccontava e che ha subito da Soncin per quasi un anno e mezzo. Tutti fatti che aveva già messo a verbale in una lunga deposizione dopo il femminicidio e dopo che era stato proprio lui a chiamare la polizia, che ha tentato di salvare la donna, uccisa una settimana fa nella sua abitazione.
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Il teste avrebbe fatto riferimento anche a quell'episodio del pestaggio a Cervia, a casa di lui, del 3 settembre, con la ragazza che poi il giorno dopo era andata all'ospedale di Seriate (Bergamo) per farsi curare un dito rotto, ma non aveva denunciato. E non era scattata la procedura del codice rosso, pur avendo parlato delle violenze ai medici. In generale, dalle testimonianze di questi due giorni di amici ed ex fidanzati è emersa la figura di una giovane vulnerabile, fragile, sola che viveva in un contesto fatto di "immagine e feste". E proprio ad una di queste feste aveva conosciuto Soncin, tramite amici.
Nel corso della sua deposizione l'ex fidanzato ha anche mostrato agli inquirenti i messaggi nel suo telefono per ricostruire i dialoghi con Pamela. Intanto, nelle indagini si sta ricostruendo, attraverso l'analisi delle immagini dei varchi autostradali, anche il percorso di Soncin quel giorno. Sarebbe arrivato appositamente a Milano per ammazzare la donna, che lui considerava come un oggetto e che, secondo gli inquirenti, doveva annientare perché non voleva stare più con lui. E lo ha fatto anche se gli agenti erano già arrivati sotto l'abitazione e stavano salendo le scale proprio in quegli istanti. Ha agito, secondo le indagini, con freddezza, lucidità e subito dopo l'omicidio, poi, ha detto che viveva in quella casa con lei, ma non era vero. E ciò per tentare di allontanare l'accusa di un delitto premeditato.
Per tutto il pomeriggio è stato un costante viavai di conoscenti e amici, che hanno portato un fiore e cercato di dare parole di conforto ai familiari di Pamela Genini. Il feretro della ventinovenne è in rovere bianco, sormontato da rose candide: tanti i fiori all'interno e all'esterno della casa del commiato (alcuni anche con il simbolo dell'infinito disegnato sulle nastrine), dove il Comune di Villa d'Almè ha anche predisposto un servizio con i volontari dell'Associazione nazionale carabinieri e della Protezione civile, oltre che della polizia locale.
Davanti alla porta della casa del Commiato l'annuncio di morte e del funerale con una foto di Pamela a cui sono state aggiunte ali d'angelo. La camera ardente sarà aperta anche mercoledì: venerdì mattina, alle 10,30, nella chiesa parrocchiale di Strozza, il paese della Valle Imagna dove Pamela era cresciuta. Inizialmente i funerali erano stati previsti per giovedì mattina, ma poi sono stati spostati di 24 ore perché giovedì è previsto forte maltempo.