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Il procuratore: "La vittima è stata uccisa con 14 coltellate, il killer si è accanito sul volto". L'uomo ha gettato il coltello in un cestino ed è stato "tradito" dal segnale del cellulare acceso per un attimo. La separazione burrascosa, poi gli appostamenti per spiare e controllare la ex
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"Sono un assassino e un fallito, non so spiegare perché l'ho fatto". Sono le prime parole dell'interrogatorio davanti ai pm di Luigi Morcaldi, che deve rispondere del femminicidio della ex Luciana Ronchi, uccisa in strada a Milano, in via Grassini. Dopo la separazione, che risale al 2022, l'uomo viveva in auto. E adesso è chiamato a rispondere di omicidio volontario aggravato dalla relazione, ormai cessata. I due, contrariamente a quanto emerso in precedenza, non sarebbero mai stati sposati. Il procuratore Marcello Viola ha rivelato i particolari emersi dall'autopsia, spiegando che "la vittima è stata colpita con 14 coltellate" e che il killer "si è accanito, in particolar modo, sul volto".
Lo stesso Viola ha ribadito che in Procura non è mai arrivata alcuna "segnalazione sulla coppia che era separata di fatto da tre anni", dopo una relazione iniziata negli anni '80 e caratterizzata da "conflittualità negli ultimi 7 anni fino al 2022". E risulta che ci fossero "contrasti di tipo economico".
I filmati delle telecamere di sorveglianza hanno ripreso Morcaldi che "aggredisce con estrema determinazione e rapidità e colpisce con grande violenza la vittima" con "14 coltellate", alcune letali alla gola e al collo. Fendenti che avrebbe sferrato anche quando la donna era già crollata a terra. Il particolare che colpisce, ha proseguito Viola, è che c'è stato "particolare accanimento sul volto". Nella macchina, come era già emerso, è stata trovata "una lettera" che il 64enne aveva indirizzato al figlio.
Morcaldi, di fronte agli inquirenti, si sarebbe mostrato provato e non in grado di spiegare il tragico gesto. Avrebbe legato il fallimento della sua vita (l'uomo era da tempo senza casa e senza lavoro) all'ex compagna e al figlio della coppia. "Devi andare via da casa mia", avrebbe urlato alla donna mentre la colpiva. Quell'abitazione era intestata a lei.
"E' stato un momento", ha aggiunto, ma gli inquirenti vogliono capire come sia arrivato a uccidere e accertare se mercoledì, o nelle giornate precedenti, ci siano stati in effetti appostamenti sotto l'abitazione di via Grassini, come hanno riferito alcuni testimoni. Sembra che la vittima sia stata vista, qualche giorno prima, con il suo ex nei pressi del box vicino a casa.
Dopo la separazione da Luciana Ronchi, Morcaldi prima aveva fatto qualche lavoretto saltuario, ma ormai era disoccupato da tempo: dopo aver rimediato una stanza in condivisione con un amico, era finito a passare le sue notti in una Ford Focus. Dopo il delitto l'uomo ha gettato l'arma, un coltello a serramanico, in un cestino, si è dato alla fuga in scooter e poi ha vagato tutto il giorno nel parco Nord che costeggia la casa dove viveva Luciana.
Poi, dopo ore di vagabondaggio tra le piante di quel parco, ha acceso il cellulare, dando agli agenti della polizia locale il "segnale" per rintracciarlo e bloccarlo, mentre si trovava non lontano dal chiosco accanto al laghetto di via Ornato, poco più di un chilometro da casa. "Mi stavate cercando, ma io sono sempre stato qua", ha detto alle forze dell'ordine, racconta il "Corriere della Sera". "E adesso datemi subito l'ergastolo".
La separazione era stata complicata: c'erano state liti e discussioni, e anche un intervento delle forze dell'ordine, tre anni fa, ma senza denuncia. E poi, dopo che era uscito di casa, Morcaldi aveva iniziato, secondo quanto raccontano i vicini, con gli appostamenti per spiare la ex moglie e con i pedinamenti. I conoscenti lo vedevano, che si fermava sotto casa sullo scooter, a chiedere di lei, a controllare dove andava e chi vedeva. Dopo essere andato via dall'abitazione della coppia aveva trovato aiuto in un servizio comunale per i senzatetto, poi l'amico che gli aveva dato una stanza, e infine l'auto, dove è stato trovato il giubbotto sporco di sangue. Sembra che nell'abitacolo l'uomo abbia lasciato anche una lettera indirizzata al figlio per parlare male della donna e spiegare i motivi del delitto.