Gli investigatori sarebbero sulle tracce dei flussi di denaro che sarebbero stati versati per ottenere l'archiviazione dell'indagine aperta nel 2017. La Procura di Brescia: "I Sempio sapevano prima le domande dei pm"
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Clamorose novità sul caso di Garlasco. All'alba sono scattate perquisizioni di carabinieri e guardia di finanza nelle abitazioni dei familiari di Andrea Sempio e di ex investigatori e inquirenti che parteciparono alle indagini sul delitto di Chiara Poggi. Tra le case perquisite quella di Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che nel 2017 archiviò l'indagine su Sempio. L'ipotesi di reato a suo carico sarebbe di corruzione in atti giudiziari: gli investigatori sarebbero sulle tracce dei flussi di denaro che sarebbero stati versati dai familiari di Sempio per ottenere l'archiviazione dell'indagine.
Secondo la Procura di Brescia, "le indagini condotte nel 2017 a carico di Sempio sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l'omissione, da parte della pg incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali". Sarebbero emersi "alcuni contatti opachi" con personale della sezione di pg, "e la breve durata dell'interrogatorio di Andrea Sempio" lascia trasparire "la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri".
Le perquisizioni sono state effettuate nelle dimore dell'ex procuratore a Pavia, Genova e Campione d'Italia (Como), dove Venditti è presidente del cda del Casinò. Altre perquisizioni sono scattate a casa di Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari a Garlasco (Pavia) e dove si è trasferito anche Andrea Sempio, che viveva a Voghera (Pavia) dopo l'apertura dell'inchiesta su di lui nel nuovo filone aperto dalla Procura di Pavia. Perquisizioni anche nei domicili dei tre zii da parte di padre di Andrea Sempio, e a casa di due carabinieri in congedo che lavoravano nella sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale pavese quando era procuratore Venditti.
L'ipotesi degli inquirenti, riporta Repubblica, è che dietro quell'inchiesta del 2017 ci fosse il dolo e un pagamento in contanti. Si fa riferimento a un appunto a penna su un bloc notes: "Venditti / gip archivia X 20-30 euro". La data, “febbraio 2016”, sarebbe erroneamente anticipata di un anno. La grafia, secondo gli investigatori, è quella di Giuseppe Sempio.
Gli accertamenti bancari del Gico della Finanza di Pavia e dei loro colleghi del gruppo di Brescia hanno tracciato un movimento di denaro, risalente ai primi giorni del 2017, verso il conto di Giuseppe Sempio. Soldi provenienti dai suoi parenti stretti. Nessun pagamento è stato rilevati dagli specialisti della Gdf a favore dei difensori. E resterebbero, dunque, 33mila euro dei quali si è perso il percorso. Una cifra che, secondo la Procura di Brescia, sarebbe appunto compatibile con quello strano appunto ritrovato in casa Sempio.