LE PREOCCUPAZIONI DELL'INGV

Campi Flegrei, le cause delle scosse e gli scenari possibili

A generare il sollevamento del suolo e la sismicità nella zona è la forte risalita di gas e un aumento della pressione nelle acque in profondità. Dal 2005 è in corso una nuova fase di innalzamento del terreno

31 Ago 2025 - 18:20
 © Istockphoto

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Continuano le scosse di terremoto nei Campi Flegrei (Napoli): le ultime sono state di magnitudo 3.3 e sono state avvertite anche a Napoli. Come spiegato nei mesi scorsi dal presidente dell'Ingv Carlo Doglioni, la maggiore preoccupazione degli esperti "è legata sia alla sismicità, sia al fatto che queste temperature in particolari località potrebbero dare origine a piccole esplosioni freatiche che non sono eruzioni di magma, ma è acqua che in questo stadio super critico può dare delle esplosioni".

Cosa sta accadendo - Come spiegato dall'Ingv, a causare il sollevamento del suolo e la sismicità nella zona è la forte risalita di gas e un aumento della pressione nelle acque che si trovano in profondità, nel sottosuolo. Da millenni l'area dei Campi Flegrei è caratterizzata da un'intensa attività sismica e a testimoniarlo sono i tanti periodi di sismicità e sollevamenti del terreno, come nel 1969-72, nel 1982-84, e ora con una nuova fase iniziata nel 2005 che ha portato a un sollevamento graduale del terreno di 113 centimetri e di attività sismica con eventi di rilievo.

Cosa avverrà in futuro

 "Considerato che negli ultimi mesi la sismicità non fa altro che aumentare, in questo momento non vediamo la fine - aveva spiegato Doglioni in audizione alla Camera a fine settembre 2024 -. Può darsi che arrivi rapidamente, come può darsi che invece l'evoluzione possa essere ancora più dirompente". Secondo Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell'Istituto, "l'attività sismica è direttamente collegata al sollevamento del terreno. Fino a che ci sarà sollevamento ci sarà sismicità, ma non possiamo sapere di quale intensità possano avvenire le scosse".

I due scenari possibili

 Doglioni, in audizione, ha chiarito che due sono gli scenari possibili che si delineano sull'evoluzione della situazione: il migliore è che la crisi del bradisismo in corso termini, come era accaduto nel 1983-84; il peggiore è un'eruzione simile a quella del 1538. Si tratta, ha precisato, "di un'evoluzione che non conosciamo e che monitoriamo". 

Lo scenario peggiore

 "Al momento - ha detto Doglioni - lo scenario più critico è un'eruzione come quella del Monte Nuovo", che risale al 1538, la più recente tra le oltre 70 eruzioni esplosive avvenute nei Campi Flegrei. Si tratta di un evento molto diverso da quello avvenuto 39mila anni fa, quando l'eruzione liberò oltre 400 metri cubi di materiale. Nel caso di un'eruzione "non sappiamo né quando né dove potrebbe avvenire. E, per quanto piccola, provocherebbe un disagio sociale". Comunque, ha aggiunto Doglioni, "è impossibile pensare che i Campi Flegrei si spengano perché sono un vulcano attivo".

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