"Il problema non è tanto la logistica, bensì la diagnostica", spiega il microbiologo a "Morning News"
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Mentre si conta la seconda vittima del botulino in Sardegna, "Morning News" prova a fare luce sulle contromisure da adottare contro il terribile batterio. Ospiti nella trasmissione di Canale 5, il direttore del centro antiveleni di Pavia Carlo Locatelli e il microbiologo dell'Università del Salento Francesco Broccolo hanno evidenziato la tempestività con cui l'antidoto contro il botulismo deve essere somministrato per risultare efficace.
"Si tratta dell'intossicazione alimentare più grave in assoluto, perché è la tossina più potente al mondo che a oggi conosciamo e si deve intervenire subito", esordisce a "Morning News" Francesco Broccolo, microbiologo dell'Università del Salento.
Quindi, il professore prosegue: "Il punto non è tanto nella logistica, di cui sento tanto parlare, il problema è la diagnostica, un po' complessa perché vediamo solo 40 casi l'anno e viene spesso confusa dal medico come una gastroenterite o un'intossicazione alimentare da stafilococco o da escherichia coli, perché i sintomi iniziali sono identici: nausea, vomito, dolori addominali, al limite dissenteria. Il problema è quando dopo due, tre giorni non c'è la risoluzione e iniziano i problemi neurologici e qui deve scattare l'allarme".
"L'antitossina deve essere iniettata entro le 24 ore, al massimo 48. Perciò la diagnosi deve essere fatta in tempi celeri, altrimenti parte tutto l'iter e le sequele di tipo neurologico, fino ad arrivare all'insufficienza respiratoria e quindi alla morte", ha aggiunto ancora.
All'analisi del microbiologo Broccolo fa eco l'approfondimento di Carlo Locatelli, direttore del centro antiveleni di Pavia: "L'antidoto che si usa per il botulismo è un farmaco molto particolare e anche molto raro e di difficile approvvigionamento. Si tratta di un frammento anticorpale, ovvero una parte di un anticorpo che va a legare la tossina che circola nel sangue e che impedisce che questa vada sul bersaglio finale, i nostri neuroni".
Quindi, precisa: "La precocità di intervento è sicuramente importante perché l'antidoto funziona finché la tossina è circolante e non è ancora fissata nei neuroni. L'antidoto è un trattamento salvavita se però associato ai trattamenti intensivi che devono essere messi in atto in un reparto di terapia intensiva, a supporto delle insufficienze dei vari organi che si possono sviluppare".
Nella trasmissione di Canale 5, il professor Broccolo ha anche spiegato i motivi per cui l'antidoto si trova a Pavia, da cui viene smistato nelle altre zone d'Italia a seconda delle esigenze. "Tutto il mondo adotta questa procedura, non è così soltanto in Italia. Oltre al discorso della catena del freddo, che qualsiasi centro può mantenere, c'è un discorso di costi. Si tratta di un farmaco molto costoso e per 40 casi dovremmo replicare le fiale in tutti gli ospedali con delle scadenze anche piuttosto stretti. Avremmo dei costi incredibilmente alti a fronte di una logistica che di fatto viene affrontata con uno spostamento in elicottero".
E conclude: "Viene anche tenuto uno stock nella base di Taranto, perché questa tossina può anche essere usata come arma biologica. C'è la possibilità di attingere da questo tipo di farmacia perché è una tossina estremamente potente. L'unico modo per evitare di ingerire questa tossina è di aprire dei recipienti il più possibilmente preparati a livello industriale, perché in casa non si rispettano determinate caratteristiche".