Il provvedimento del Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha aperto un intenso dibattito pubblico. Ecco cosa prevedono le norme e quali elementi emergono dagli atti ufficiali
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Perché il Tribunale ha disposto l'allontanamento dei bambini?Quali rischi sono stati individuati nelle condizioni abitative?È legale vivere senza elettricità, acqua corrente e servizi essenziali?L'home schooling è consentito in Italia?Quali documenti devono presentare i genitori che scelgono l'istruzione parentale?Perché l'attestato scolastico della figlia maggiore viene contestato?Per quale motivo il rifiuto dei controlli sanitari può far intervenire i servizi sociali?Che ruolo ha avuto l'intossicazione da funghi avvenuta ad aprile?La madre potrà restare con i bambini durante il periodo di osservazione?Quali verifiche vengono fatte su un'abitazione ritenuta non agibile?
Il caso della famiglia di origine anglo-australiana che vive in un'area boschiva di Palmoli, in provincia di Chieti, ha generato un notevole dibattito pubblico dopo la decisione del Tribunale per i minorenni dell'Aquila di disporre l'allontanamento dei tre figli minori e il loro trasferimento in una casa-famiglia per un periodo di osservazione. L'ordinanza richiama aspetti legati alla tutela della salute, alla sicurezza abitativa, alla continuità educativa e alla protezione del diritto alla vita di relazione. Secondo i giudici, le condizioni di vita della famiglia, unite al mancato accesso a verifiche sanitarie e ai dubbi sulla regolarità dell'istruzione parentale, avrebbero configurato un rischio attuale per il benessere dei minori. La decisione, contestata dai genitori e oggetto di ricorso annunciato dal loro legale, ha sollevato numerose domande tra i cittadini. Ecco le risposte basate sulle motivazioni ufficiali e sulle norme vigenti.
Secondo l'ordinanza cautelare del Tribunale per i minorenni dell'Aquila, la misura non è stata disposta per una presunta mancanza di istruzione, ma per il rischio di lesione del diritto dei minori alla vita di relazione, garantito dall'articolo 2 della Costituzione. I giudici ritengono che l'isolamento prolungato, unito all'assenza di interazioni con coetanei, possa avere “effetti significativi sullo sviluppo del bambino”, con ricadute nell'ambito scolastico e non scolastico. L'intervento è quindi stato adottato come misura di protezione e non come sanzione nei confronti dei genitori.
Il provvedimento evidenzia criticità legate alla sicurezza della struttura in cui vive la famiglia: un casolare isolato, privo di allacci alla rete elettrica, idrica e termica, e sprovvisto di bagno. Il Tribunale richiama l'“assenza di agibilità”, che impedisce di garantire la sicurezza statica dell'immobile, la sua resistenza sismica, la prevenzione incendi e la salubrità complessiva. In base alla normativa, queste condizioni comportano una presunzione di rischio per l'integrità fisica dei minori.
La legge italiana non vieta di per sé la scelta di vivere in modo essenziale o in zone isolate. Tuttavia, quando sono presenti minori, la valutazione cambia: il criterio non riguarda la legittimità dello stile di vita, ma la compatibilità tra tale scelta e il livello minimo di sicurezza, igiene e protezione richiesto per i bambini. Il Tribunale segnala che l'assenza di servizi e di impianti certificati può costituire un pericolo concreto, specialmente in un edificio privo di agibilità.
Sì. L'ordinamento italiano consente l'istruzione parentale. I genitori possono educare i figli a casa in autonomia, purché siano rispettate due condizioni principali: la presenza di adeguate capacità tecniche o economiche per assolvere al compito e il superamento di un esame annuale di idoneità presso una scuola statale o paritaria.
È obbligatoria una comunicazione annuale al dirigente scolastico del territorio di residenza, in cui i genitori dichiarano di essere in grado di provvedere all'istruzione del figlio e richiedono l'ammissione agli esami finali. Secondo i giudici, nel caso della famiglia di Palmoli questa dichiarazione non sarebbe stata prodotta al servizio sociale né depositata in giudizio. Il legale dei genitori contesta questa ricostruzione.
Il Tribunale segnala che l'attestato di idoneità al passaggio alla classe terza sarebbe privo di ratifica ministeriale, quindi non riconosciuto formalmente. L'avvocato della famiglia sostiene invece che il documento esista ed è correttamente protocollato. La diversità delle versioni sarà oggetto del ricorso annunciato dalla difesa.
I giudici riportano che i genitori avrebbero impedito l'accesso alle verifiche e ai trattamenti sanitari obbligatori per legge. Questo comportamento può essere considerato un segnale di trascuratezza sanitaria nei confronti dei minori, motivo che, secondo la normativa, giustifica un intervento di tutela. Anche questo punto è contestato dal legale della famiglia.
L'episodio risale alla scorsa primavera, quando la famiglia fu ricoverata per un'intossicazione alimentare da funghi. I sanitari segnalarono la presenza di tre minori che vivevano in condizioni ritenute non adeguate. La segnalazione ha avviato il percorso di valutazione dei servizi sociali culminato nell'ordinanza di allontanamento.
Sì. La collocazione dei minori in una struttura protetta prevede la presenza della madre, come confermato dal legale della famiglia, che riferisce di aver insistito affinché la donna potesse accompagnarli durante questa fase. L'avvocata Marika Bolognese, curatrice speciale dei minori, ha dichiarato che il suo obiettivo è “favorire il ricongiungimento con tutto il nucleo familiare non appena verranno superate le criticità”.
Il provvedimento fa riferimento a una perizia prodotta dai genitori, ritenuta insufficiente a dimostrare la sicurezza dell'immobile. In questi casi, gli elementi valutati riguardano la staticità, la resistenza sismica, la conformità degli impianti, la prevenzione incendi e le condizioni igienico-sanitarie. Se l'abitazione risulta priva dei requisiti minimi, può essere considerata pericolosa per i minori.