La vicenda del Ragusano è solo l'ultima di una triste serie di drammatici incidenti, spesso legati all'insufficienza delle misure di sicurezza per i più piccoli
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La tragica vicenda del bimbo annegato in piscina in provincia di Ragusa è solo l'ultimo caso di una preoccupante catena di morti di giovanissimi in acqua all'interno di case private o in altre strutture. Il piccolo finito sott'acqua in una piscina gonfiabile a Caucana, Santa Croce Camerina, è il quarto bambino morto così quest'estate in Italia. E la storia riporta drammaticamente in primo piano la questione della sicurezza dei nostri figli in piscine spesso non sufficientemente attrezzate per evitare tragedie simili.
L'ultima vittima, il bambino di due anni originario di Comiso, è salito sulla scaletta per entrare nella piscina gonfiabile nella casa di villeggiatura della famiglia e all'improvviso è finito sott'acqua, senza che i suoi familiari se ne accorgessero. Quando è stato soccorso, era troppo tardi.
Il primo tragico evento di questo tipo, ricorda il "Messaggero", si era verificato al Lido delle Nazioni (Ferrara) a metà giugno, quando un bambino tedesco di sei anni, mentre era in vacanza con la famiglia in un camping, si è tuffato in piscina dove ha subito perso conoscenza. Immediati ma inutili i soccorsi: il piccolo è morto durante il trasporto in ospedale.
Un altro bambino di quattro anni è morto pochi giorni dopo a Castrezzato (Brescia): caduto in acqua in piscina, non toccava ed è annegato. Era ancora vivo quando è stato recuperato, ma le condizioni erano già disperate. E' morto 48 ore dopo, nonostante i disperati tentativi dei medici di salvarlo. E poco dopo si è suicidato, per il senso di colpa, il bagnino che era responsabile della sorveglianza in quella piscina.
Ancora, a fine luglio in provincia di Salerno, a Giffoni Valle Piana, un bambino di sette anni, nella piscina privata della sua famiglia, è caduto in acqua, dove ha ingerito una gran quantità di liquido. Portato all'ospedale Santobono di Napoli, è morto poco dopo.
Tutti casi che sollevano una domanda: si fa abbastanza nelle piscine per la sicurezza dei più piccoli? Ogni piscina dovrebbe avere adeguate barriere per evitare che i bambini entrino in acqua senza sorveglianza, soprattutto nelle abitazioni private, dove è più facile che i piccoli si buttino in acqua senza che gli adulti siano nei paraggi. La seconda regola è proprio la presenza di adulti mentre i bimbi sono in acqua. Sia nelle strutture pubbliche sia in quelle private deve essere presente personale addestrato al salvataggio, che ovviamente fa la differenza.
L'Istituto superiore di sanità sottolinea che in Italia più della metà delle persone che annegano in piscina sono bambini fino ai 12 anni. Ecco dunque che la prevenzione è soprattutto legata alla vigilanza degli adulti: spesso, sottolineano all'Iss, si ha l'impressione, falsa, che l'intervento per salvare il piccolo non sia poi così difficili, perché il bambino in pericolo urla e chiede aiuto. E ancora, si fa troppo affidamento sul bagnino. Per non parlare delle barriere di sicurezza, spesso non sufficienti soprattutto nelle piscine gonfiabili o in quelle domestiche.