Il campo rom di via Selvanesco a Milano
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I bambini già riaffidati ai genitori: non sono processabili. Il figlio della vittima: "Non una disgrazia, ma un omicidio". Il drammatico susseguirsi di eventi: furto delle valigie, individuazione della chiave dell’auto, ritorno sul luogo e l’investimento mortale.
"Piango per mio figlio e per la signora, ma sono solo bambini". Con queste parole, raccolte da Repubblica, la madre dell'undicenne a bordo dell'auto pirata che lunedì ha investito e ucciso Cecilia De Astis in via Cermenate, a Milano, rompe il silenzio. Un drammatico incidente avvenuto dopo una serie di azioni che le indagini stanno ricostruendo con precisione: il furto di valigie da un'auto in sosta, il ritrovamento di una chiave al loro interno, il ritorno sul posto per rubare il veicolo e, infine, la corsa finita contro una donna di 54 anni. I quattro minorenni, tutti tra gli 11 e i 13 anni, sono stati rintracciati poche ore dopo in un campo rom abusivo e riaffidati alle famiglie, in quanto non imputabili secondo la legge italiana. Il figlio della vittima: "Non è stata una disgrazia, ma un omicidio".
"È dall'alba che piango, per mio figlio e per la signora. Sono sconvolta, non ne sapevo niente", ha dichiarato la donna. Intervistata da Repubblica, ha ribadito che "sono solo bambini" e che il figlio "non aveva mai fatto nulla di simile". La donna ha spiegato di aver saputo dell'accaduto soltanto dopo essere stata contattata dalle autorità e di essere "distrutta per entrambe le famiglie". Le sue parole arrivano mentre la comunità si interroga sulla capacità di prevenire simili tragedie e sulla necessità di proteggere e responsabilizzare i minori.
"Abbiamo avuto paura e siamo scappati", ha detto nell'interrogatorio nel Comando della polizia locale di via Custodi a Milano uno dei quattro ragazzini. Nei loro confronti, poiché avendo meno di 14 anni non sono imputabili, non sono ancora stati presi provvedimenti. Uno potrebbe essere il collocamento in comunità nel caso in cui fossero ritenuti particolarmente socialmente pericolosi.
"Non doveva succedere, non sarebbe dovuto succedere: morire travolta da un'auto rubata da quattro ragazzini che perdono il controllo non può essere liquidato come 'sfortuna'". E' quanto dice, parlando con alcuni quotidiani, Filippo Di Terlizzi, uno dei due figli di Cecilia De Actis. E aggiunge: "Non possiamo stare in questa situazione. Mi sembra ci sia poca sicurezza. Siamo dentro un incubo. Nessuna caccia alle streghe, qui parliamo della sicurezza di tutti. Si tratta di un omicidio che non doveva accadere. Non voglio calcare la mano e nemmeno giudicare l'operato del sindaco, ma non posso pensare che si ripeta. Quei bambini cresciuti nella delinquenza non dovevano stare lì. Ma c'erano e hanno rubato un'auto, decidendo poi di farci un giro, determinando una tragedia non solo per la famiglia di Cecilia ma anche per le loro".
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Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i ragazzi coinvolti hanno tra gli 11 e i 13 anni. Alla guida c'era un tredicenne, troppo giovane per rispondere penalmente delle proprie azioni. La legge italiana, infatti, stabilisce la non imputabilità sotto i 14 anni. Per questo motivo, come confermato dalla Procura per i Minori, i quattro sono stati riaffidati alle famiglie. Restano però aperte le valutazioni del Tribunale dei Minori, che potrebbe disporre misure socio-educative, affidamenti a strutture o programmi di recupero. La vicenda riaccende il dibattito sulla responsabilità penale dei minori e sugli strumenti a disposizione dello Stato per gestire situazioni di disagio.
La ricostruzione fornita dagli inquirenti e riportata da Repubblica indica che i ragazzini, poco prima dell'incidente, avevano rubato alcune valigie da un'auto parcheggiata. All'interno di uno dei bagagli, la chiave della Citroen con targa francese. Tornati sul posto, hanno rubato il veicolo e si sono messi alla guida. La corsa è finita in via Cermenate, dove Cecilia De Astis stava attraversando la strada. L'impatto è stato fatale. Dopo l'investimento, i minori hanno abbandonato l'auto e sono fuggiti a piedi, facendo perdere le proprie tracce fino all'intervento delle forze dell'ordine.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha definito la vicenda "un episodio gravissimo che richiede riflessioni immediate", sottolineando la necessità di "più controlli e strumenti per evitare simili tragedie". Il vicepremier Matteo Salvini ha rilanciato il tema dell'abbassamento dell'età per la punibilità, sostenendo che "non è possibile che chi commette certi atti esca senza conseguenze". Dal Parlamento arrivano richieste di riforme legislative, mentre le associazioni per i diritti dei minori chiedono interventi mirati sull'inclusione e sull'educazione, evitando approcci solo repressivi.
© Ansa
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I quattro minori sono stati rintracciati in un insediamento abusivo alla periferia sud di Milano, già noto alle autorità per precedenti controlli. Come riporta il Corriere della Sera, nessuno di loro frequentava regolarmente la scuola. I servizi sociali stanno ora valutando il contesto familiare e le condizioni di vita, in coordinamento con la Procura per i Minori. Le indagini puntano a comprendere se ci siano state situazioni di abbandono scolastico o mancanza di tutela tali da contribuire alla deriva comportamentale dei ragazzi. Possibili provvedimenti futuri includono il monitoraggio costante delle famiglie e interventi di sostegno educativo.