Il ritratto

Cecilia De Astis, il volto e la storia della vittima dell’auto pirata guidata dai bambini

Una vita di lavoro, famiglia e comunità: la 71enne, originaria di Ruvo di Puglia, era un volto conosciuto e stimato nel quartiere Gratosoglio

12 Ago 2025 - 11:42
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Cecilia De Astis non era soltanto una vittima della strada. Era una donna con una vita intensa, radicata nella comunità del Gratosoglio, dove aveva costruito famiglia, amicizie e legami profondi. Originaria di Ruvo di Puglia, si era trasferita a Milano quasi quarant'anni fa insieme al marito per iniziare un nuovo capitolo. Nel capoluogo lombardo aveva lavorato per oltre trent'anni al cotonificio Cederna, lasciando il posto poco prima della chiusura definitiva nel 2020. Vedova da una quindicina d'anni, aveva trovato nella famiglia, nei viaggi e nella socialità del quartiere le sue bussole quotidiane. Il giorno dell'incidente stava uscendo dalla "Casa della solidarietà" dei Fratelli di San Francesco, dove era stata invitata a pranzo. Pochi istanti dopo, il destino l'ha messa sulla traiettoria di un'auto pirata guidata da quattro bambini sotto i 14 anni, troppo giovani per essere imputabili penalmente.

Le origini e la vita a Milano

 Nata e cresciuta a Ruvo di Puglia, Cecilia De Astis aveva mantenuto un legame stretto con la sua terra d'origine. Ogni estate, i parenti la invitavano a tornare, e anche quest'anno l'invito era arrivato. Aveva però scelto di restare a Milano, la città che era diventata casa e dove viveva a poca distanza dai due figli e dalla sorella. Il quartiere Gratosoglio era il suo punto di riferimento, un luogo dove si sentiva parte integrante di una comunità che la conosceva e la stimava.

Gli anni di lavoro al cotonificio Cederna

 Quando arrivò a Milano, Cecilia trovò impiego al cotonificio Cederna, una storica realtà industriale fondata negli anni Trenta. Lì ha lavorato per oltre tre decenni, contribuendo con impegno e dedizione alla produzione tessile. La chiusura dello stabilimento, avvenuta nel 2020, segnò anche il suo passaggio alla pensione. La cultura del lavoro, la precisione e l'attenzione al dettaglio rimasero però parte integrante del suo carattere, accompagnandola anche nella vita quotidiana. Sul gruppo social aperto dagli ex dipendenti del cotonificio sono arrivati decine di messaggi di cordoglio e ricordo.

Una donna di comunità: disponibilità e legami

 Chi la conosceva la descrive come una persona disponibile, attenta e pronta a dare una mano. Durante il lockdown si era dimostrata vicina ai vicini e partecipe alle iniziative del quartiere. Frequentava regolarmente la "Casa della solidarietà", non per necessità materiale ma per il piacere di incontrare altre persone, condividere un pasto e scambiare due parole. Per molti, la sua presenza era sinonimo di calore umano e affidabilità.

La passione per i viaggi e la famiglia

 Amava scoprire nuovi luoghi e immortalare paesaggi e momenti sui social: Alassio, Siviglia, le Alpi, Matera erano solo alcune delle tappe dei suoi viaggi. I figli, Gaetano e Filippo, la ricordano come una madre presente e affettuosa. La sera prima dell'incidente avevano condiviso una cena insieme, senza sapere che sarebbe stata l'ultima. "L'unica fortuna è che ci siamo organizzati per una cena la sera prima", hanno raccontato. L'11 agosto, poco prima di mezzogiorno, Cecilia stava uscendo dalla "Casa della solidarietà" e attraversando via Saponaro quando una Citroën DS4 con targa francese l'ha centrata in pieno. L'auto, rubata il giorno precedente a un turista, era guidata da quattro bambini sotto i 14 anni. L'impatto è stato devastante e i soccorsi, pur tempestivi, non sono riusciti a salvarla. Sul luogo dell'incidente, i figli hanno raccolto i pochi oggetti rimasti sull'asfalto, tra cui il quadrante dell'orologio della madre, in un gesto di dolore e memoria che il quartiere non dimenticherà.

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