Un intervento estetico, pubblicizzato sui social, si è rivelato un'operazione di microchirurgia eseguita senza abilitazioni: la paziente ha contratto un'infezione
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Doveva essere un trattamento di rinfoltimento dei capelli come quelli pubblicizzati spesso sui social, ma per una donna di Arezzo si è trasformato in un incubo: poche ore dopo l'intervento è finita in ospedale in coma a causa di una grave infezione. Il suo racconto ha permesso alla polizia di scoprire uno studio medico del centro cittadino, dove venivano svolti trapianti di capelli senza autorizzazioni e senza personale abilitato.
Secondo la squadra mobile, coordinata dalla procura, nello studio venivano eseguiti veri e propri interventi di microchirurgia al cuoio capelluto, mascherati da semplici trattamenti estetici. A operare era una quarantenne sudamericana con una laurea in medicina conseguita all'estero, ma priva di riconoscimento in Italia: non iscritta all'Ordine, svolgeva in autonomia le procedure, utilizzando strumentazioni chirurgiche e anestesia locale. La paziente, dopo il trapianto, ha sviluppato un'infezione grave riconducibile alla fase di anestesia. Per salvarle la vita è stato necessario ricorrere a ripetute manovre di rianimazione. Una volta stabilizzata, la donna ha ricostruito agli agenti quanto accaduto, confermando di non aver avuto alcun sospetto sulla regolarità dello studio.
Gli interventi, dal costo compreso tra 1.400 e 1.500 euro, venivano pagati esclusivamente in contanti. La loro promozione correva anche sui canali social, dove erano presentati come servizi di rinfoltimento capelli non invasivi. Durante un controllo, gli investigatori hanno trovato postazioni e materiale chirurgico coerenti con attività sanitarie non autorizzate. Dalle verifiche è emerso che il medico titolare dello studio era consapevole dell'assenza di abilitazione dell'operatrice e le consentiva comunque di agire in uno spazio a lei riservato. Per entrambi è scattata la denuncia per esercizio abusivo della professione medica e per lesioni personali gravissime. A loro è stato notificato anche l'avviso di conclusione delle indagini preliminari.