un nuovo inizio a Mondello

Achille Costacurta: "Lontano da droghe ed errori, sogno un centro per ragazzi con sindrome di Down"

Il figlio di Billy Costacurta e Martina Colombari è in Sicilia da quattro mesi: "Avevo bisogno di cambiare aria, Milano mi metteva ansia". Da lì fa il bilancio di un'adolescenza complicata e racconta il desiderio di voltare pagina

13 Lug 2025 - 16:24
 © IPA

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A vent’anni Achille Costacurta, figlio dell’ex calciatore Billy e di Martina Colombari, ha deciso di lasciarsi alle spalle un passato segnato da scelte sbagliate. Droghe, un trattamento sanitario obbligatorio (TSO), un periodo in un centro penale minorile e risse hanno caratterizzato la sua adolescenza. Ma oggi, a Mondello, in provincia di Palermo, Achille è pronto a voltare pagina. “Mi sento rinato. Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori”, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica.

Arrivato in Sicilia a febbraio, "perché avevo bisogno di cambiare aria, Milano mi metteva ansia", il ragazzo ha trovato a Mondello un’accoglienza che lo ha spiazzato: "Bar Galatea. Sono appena arrivato. Chiedo informazioni sul supermercato. "Se vuoi ti diamo le chiavi del furgone per andare a fare la spesa". Cose che a Milano non mi sono mai capitate”, ricorda del suo primo giorno sull'isola. La Sicilia gli ha offerto non solo ospitalità, ma anche momenti di leggerezza: dalle passeggiate a Monte Pellegrino per incontrare l’eremita, alle domeniche in curva nord a tifare Palermo, fino ai bagni fuori stagione a Mondello, che descrive come “niente da invidiare alle Maldive”.

Achille Costacurta, gli errori del passato: droghe e carcere minorile

 Il peso di un cognome famoso non è stato facile da portare. “Fuori casa ero il "figlio di", saltavo le file, non pagavo i concerti, tutti mi conoscevano”, racconta Achille. Ma questa notorietà non lo ha protetto da scelte sbagliate. A 17 anni, mentre era in un centro penale minorile a Parma, ha tentato il suicidio con “sette boccette di metadone, l’equivalente di 40 grammi di eroina”. Sopravvissuto per miracolo, ricorda quel periodo come il più buio: “Ero rinchiuso da un anno e sette mesi, non ce la facevo più”.

Il centro penale, dove è finito a 15 anni per il possesso di due coltelli trovati nel suo armadietto a scuola, è stato un’esperienza dura. “Dieci sigarette al giorno, e se non ti presentavi a colazione, te ne toglievano una. Un agente mi ha spezzato una sigaretta davanti al viso, gli ho sputato e mi hanno preso a schiaffi”, ricorda. Poi a Milano, un episodio con una tassista: "Ho lanciato delle scarpe Gucci fuori dal taxi e ho rotto la telecamera. Episodio che ha portato a uno scontro con la polizia.

Le droghe sono entrate nella sua vita al diciottesimo compleanno, con la mescalina, un allucinogeno che lo faceva sentire “Dio”. “Regalavo collane d’oro ai barboni, aiutavo ragazzi che fumavano crack portandoli a casa a fare una doccia. Ma mi stavo distruggendo”, confessa. Oggi, però, guarda a quella fase con lucidità: “Sono stato fortunato ad averla attraversata a questa età. Meglio che scoprirla a 45 anni con una famiglia sulle spalle”.

Il sogno di Achille Costacurta: un centro per ragazzi con sindrome di Down

 A Palermo, Achille ha trovato un ambiente che non lo giudica: “La gente ti tende la mano, ti accoglie. Mi ha aiutato”. Questo cambiamento gli ha permesso di ricostruire il rapporto con i genitori, con cui prima litigava quotidianamente. Tra gli insegnamenti più importanti ricevuti dal padre, cita “il rispetto per le donne”: “Non ho mai alzato la voce con una donna”. Ora, Achille guarda al futuro con un progetto ambizioso: “Voglio aprire un centro per ragazzi con sindrome di Down. Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”. E proprio in Sicilia ha trovato il contesto per voltare pagina.

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